Titolo: La vendetta – Un piatto a volte molto caldo
Autore: Gianfranco Bronchi
Editore: Eroscultura Editore
Pagine: 214
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Genere: erotico scambismo, cuckold
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In vendita dal 19 gennaio 2022
Sinossi
Per le coppie sposate, dopo quanto tempo inizia a calare il desiderio? Dopo quanto dilaga la noia e ci si guarda attorno? Esiste un modo perché questo non avvenga? Dopo lo splendido Gelosia e complicità, Gianfranco Bronchi torna su questo argomento di diffuso interesse e ci propone la sua ricetta, molto erotica e molto efficace, ma non si limita alla narrazione stuzzicante, lui scava, analizza, spiega con dovizia di particolari, degna del migliore psicologo, perché, che uno lo sia o no non importa, è inevitabile che l’esperienza della vita insegni. Questo romanzo verrà amato dal 20% delle coppie, ecciterà un buon 30%. L’altra metà, ed è un grande peccato, temo non lo comprenderà. E continueranno a farsi le corna. ADATTO A UN PUBBLICO ADULTO
Biografia
Gianfranco
Bronchi, medico, nato lo scorso millennio a Badia Prataglia, paese
dell’Appennino tosco-romagnolo, situato nel Parco delle Foreste Casentinesi,
attualmente riconosciuto patrimonio dell’UNESCO e da poco inserito nella GREEN
LIST dei parchi mondiali, ha vissuto a Firenze per cinquant’anni, prima per
motivi di studio, poi per lavoro. Una volta in pensione, è voluto ritornare al
paese natio, dove la vita in mezzo alla natura scorre nell’atmosfera rilassata
della provincia, a misura d’uomo, a contatto con tutto quello che ama e che dà
emozioni. Cresciuto in quei boschi, animale selvatico e libero, ha sviluppato
fin da ragazzo una notevole sensualità che gli ha permesso di scoprire la
bellezza ovunque si nasconda, per questo ama viaggiare. Scoperto il sesso in
età precoce per l’epoca, ne è nata una grande passione che l’ha spinto oltre
che a praticarlo, a studiarlo fin nei dettagli: anatomici, fisiologici,
psicologici, sociologici e di costume. Convinto che i rapporti fra le persone,
sia che si basino sull’attrazione che sull’aggressività, siano sempre rapporti
di tipo sessuale, si è voluto cimentare nella condivisione di certe emozioni
anche in ambito letterario. Ha pubblicato infatti poesie, che lui chiama
SCHEGGE, in quanto non si sente poeta, ma vive l’espressione del proprio più
segreto sentire come un impellente e inarrestabile bisogno di espressione e di
condivisione, quest’ultimo vissuto come uno dei cardini principali su cui ruota
il piacere di vivere. Per altro, è convinto che il sesso, inteso come peculiarità
espressiva dell’essere umano, sia una delle capacità più importanti e incisive
che hanno gli individui per condizionare la propria vita e quella degli altri.
Per questo, nei secoli è stato lo strumento, tristemente più usato, per
esercitare il potere sui popoli. Vivere il sesso compiutamente e secondo le
proprie inclinazioni, rispettandosi, è uno dei più forti slanci verso la
libertà anche se non il solo. Nel 2021 ha pubblicato, sempre per Eroscultura, Gelosia
e complicità.
Estratto
L’appartamento faceva il
pari con il ristorante: una disposizione di luci che creava un’atmosfera
rilassante e accogliente, un arredamento moderno, senza fronzoli, lineare, di
buon gusto. Quando dal soggiorno e dalla cucina la visita della casa passò alla
camera da letto, Antonella rimase colpita dalla grandezza del letto
matrimoniale, ci si poteva dormire in tre senza incontrarsi. A lato dell’enorme
letto un altrettanto enorme specchio che raddoppiava visivamente il volume
della stanza. Qui le luci arrivavano al massimo del virtuosismo, creando luoghi
di ombre e altri di luce, da soddisfare ogni tipo di esigenza, dalla lettura,
alla visione della TV, ad altro, che, solo a immaginarlo riflesso sullo
specchio, le fece sentire di essere un po’ più umida al basso ventre.
“Però! È stupefacente,
sei bravissimo! Dietro a tutto questo credo ci sia una sensualità essenziale,
ma non per questo meno potente, o mi sbaglio?”
“Acuta la signora, no,
non ti sbagli.”
“Questa è una delle tue
armi per affascinare le prede che porti qui?”
“No, questo posto è riservato. L’accesso è
consentito solo alle persone che stimo e che mi hanno affascinato prima di
desiderarle.”
“Non ti manca certo la
dialettica. Mi devo sentire lusingata o come un coniglietto nella tana del
lupo?”
“Tra un uomo e una donna,
quello che finisce per essere il coniglietto è sempre l’uomo. Siamo noi il
sesso debole. Dammi la tua mano, vuoi?” E nel dire questo le si avvicinò e le
porse la sua. Anche Antonella era stanca di schermaglie e la prese. Lui la
strinse leggermente e la portò alle labbra baciandole il palmo, poi la chiuse
su se stessa come a voler tenere prigioniero il piccolo bacio che vi aveva
posto. La tirò verso di sé e la baciò con impeto, cercando la sua lingua, che
si fece trovare subito disponibile. La trascinò con sé sul letto, iniziò a
sbottonare la camicetta, con calma, guardandola negli occhi. Lei fissava i
suoi, chiari, penetranti, lasciandolo fare, aveva voglia di essere al centro
delle sue attenzioni, passiva. Avrebbe avuto tempo per scatenarsi, la notte era
ancora giovane. Dopo circa tre ore si trovava distesa prona su quel letto,
nuda, con il volto girato verso lo specchio, mentre guardava estasiata il cazzo
eretto di Piero che entrava e usciva da lei. Le donne hanno un’eccitazione più
tattile, olfattiva o cerebrale, che visiva, infatti in qualsiasi posizione
riescono a vedere la penetrazione con difficoltà, per cui si devono adattare,
questa volta stava vedendo tutto e la cosa l’affascinava e la eccitava al tempo
stesso. Piero, appoggiato con le mani a lato delle spalle di Antonella, stava
spingendo con il bacino un’erezione spasmodica nella sua fica scivolosa,
tenendo le cosce di lei unite fra le sue, che scaricavano il peso sulle
ginocchia, affondate nel materasso. Il rumore dello scontro dell’addome di
Piero sul culo di Antonella stava mandando fuori di testa entrambi, ma lei era
eccitata da tutte le concomitanti emozioni: il piacere di sentirsi frugata così
a fondo, l’osservare lo stantuffo che spariva dentro di lei, ma che in quella posizione
sarebbe potuto entrare da qualsiasi parte, e l’idea era ancora più eccitante,
il rumore, quel ciack ciack che sapeva di resa totale, di animalità, di vera e
propria monta, come fra uno stallone e una puledra. E sì che quello stallone
non gli aveva dato tregua fino ad allora e lei era ormai vicina all’ennesimo
orgasmo, il cui numero le sfuggiva, ma la cui potenza no. Piero, ormai anche
lui stanco, si accasciò per qualche attimo disteso su di lei, in preda alle
contrazioni di un piacere completo, fisico, visivo, psicologico. Appagato, si
stava rilassando dopo aver dato tutto quello che aveva e non era stato poco.
Antonella dopo aver esaurito tutte le risorse fisiche, aveva bisogno di
rilassarsi e di coccole, tanto per fare sedimentare tutto il piacere provato e
ripartire, una volta ricaricata, per affrontare nuove emozioni. Ma non le
voleva in quel luogo e non le voleva da lui, doveva rientrare nel suo guscio,
desiderava rilassarsi fra le braccia sicure e protettive del suo Riccardo. Si
alzò per andare in bagno portandosi dietro i vestiti, quando rientrò in camera
pronta per uscire, trovò Piero già vestito.
“Ti accompagno alla tua
auto.”
“Grazie, sì.”
Si avviarono in silenzio,
quando furono vicino all’auto, Piero le chiese: “Ti rivedrò?”
“Chi lo sa? Mai dire
mai.” guardandolo con un sorriso furbetto. Poi continuò.
“Fino a ora sei stato
perfetto, mi auguro che tu continui dimostrando di saper stare alla tua
altezza.”
Lo baciò su una guancia e
montò in macchina.
Arrivata a casa, era
abbastanza tardi, le venne in mente che non aveva inviato altri messaggi a
Riccardo per tranquillizzarlo, ma dedusse che una volta informato sul proseguo
della serata, ora più ora meno, la sostanza non sarebbe cambiata. Entrò facendo
piano nell’eventualità che ormai dormisse, invece era ben sveglio, davanti al
suo computer, molto interessato a cosa stava vedendo o leggendo. Lei si fermò
appoggiata allo stipite della porta e lo guardò sorridente, lui alzò gli occhi
e la squadrò da capo a piedi.
“Sei ancora sveglio.”
“Non pretenderai che vada
a dormire fregandomene di te e di cosa ti succede!”
“Hai fatto bene. Entrare
e non vederti… mi saresti mancato.”
“Qualcosa è andato
storto?”
“Tutt’altro, anche troppo
bene. Se fosse stato un evento sportivo, direi che è stata una maratona, tanta fatica,
ma alla fine riesci ad avere le tue soddisfazioni. Ma alla fine morivo dalla
voglia di abbracciare l’allenatore.”
Lui guardandola negli
occhi si alzò.
“E sei ancora lì?”
Antonella volò verso di
lui e si abbracciarono stretti, poi, sempre abbracciati se ne andarono in
camera.
Lasciarono andare i
vestiti dove capitava e si infilarono a letto nudi abbracciandosi di nuovo.
“Hai sonno?”
“Forse prima, ora mi è
passato del tutto. E tu? Dopo una maratona sarai stanca con tanta voglia di
dormire, o mi sbaglio?”
“Stanca lo sono, ma non
potrei dormire sapendo te curioso di sapere tutto, con me che dormo
fregandomene dei tuoi desideri. La mia esperienza non posso archiviarla fra le
cose positive, se prima non l’avrò condivisa con te, con tutto quello che ne
segue.”
“Avresti voluto dormire
là?”
“Neanche un minuto di
più.”
“Sei contenta di essere
qui?”
“Felice e vorrei fare
felice anche te. Io sono e rimango tua.”
“Allora che differenza fa
se adesso dormiamo tranquilli e parliamo domattina? Girati e facciamo la seggiolina,
buona notte.”
E si misero a dormire di
fianco con lei aderente a lui come se la tenesse in collo. Al mattino
indugiarono un po’ di più a letto per un bisogno di coccole reciproco. Si
cercarono con le mani e con le labbra, con calma, godendo del piacere tattile
della loro presenza fisica che, implicitamente, comprendeva la loro presenza
affettiva, il bisogno di rinnovare il loro patto di alleanza, la loro
complicità.
“Allora è stata una
faticaccia ieri sera” esordì Riccardo guardandola, sorridente, negli occhi.
“In effetti, sì, anche se
la quantità non è detto che vada sempre a braccetto con la qualità.”
“Perché non era
all’altezza?”
“No, devo essere onesta,
era all’altezza, eccome, ma non era te.”
Riccardo sorrise e
scrollò la testa.
“Cosa ridi, sono sincera,
lo giuro.”
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