REVIEW PARTY RECENSIONE: Dryadem – la leggenda di Dryadem di Marie Albes


Titolo: Dryadem – la leggenda di Dryadem

Autore:  Marie Albes

Editore: The pink factory publishing

Genere: Fantasy paranormale celtico 

Data di pubblicazione: 25 aprile 2021 

Romanzo: Serie (primo volume di una trilogia)

Formato: ebook 1,99 euro

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TRAMA

 

Ayres den Adel è una giovane diciannovenne che ha deciso di vivere da sola dopo aver subito una perdita. È conosciuta a Wells, nel Maine, come una persona ostile, ma solo chi le è vicino sa quanto sia sensibile. Fragile e insicura, la ragazza sopravvive allo scorrere dei giorni cercando di soffocare una colpa che l'affligge da anni, le cui radici sono più lontane di quello che lei stessa possa pensare. Finché, un giorno, la comparsa di un misterioso tatuaggio sulla sua pelle e l'arrivo di James Armstrong le sconvolgono la vita. 
Inizia così un viaggio a cavallo attraverso l'America del nord, per salvare uno sconosciuto e per scoprire come convivere con un corpo il cui potere prende il sopravvento, con miti e usanze che diventano reali e con l'ineluttabilità del destino deciso da una Grande Madre che può essere al contempo clemente e despota.
 


RECENSIONE

“Diffida del mondo contorto, che l’oceano inghiottirà nel fuoco.

Nella rinascita dalla tua linfa, Driade attesa,

Gair Wid,

Messiah’.

 

Ho amato tantissimo questo romanzo, l’ho praticamente divorato in pochissimo tempo. E vi parlerò di questa storia come se davvero non ci fossero altri romanzi uguali a questo, o simili.

Innanzitutto, la prima cosa che mi ha colpita sono state le bellissime illustrazioni, e parallelamente a queste, il significato intrinseco e poetico che l’autrice ha voluto dare al libro.

Inizia con un sogno, ma talmente reale da superare il margine onirico e incosciente. Un sogno che sicuramente ha una valenza dantesca e crepuscolare. Vi è infatti del gotico in questo libro, ma soprattutto la filosofia e la poetica, la rima, il verso e la paura.

Vi è consapevolezza in Ayres den Adel, ragazza giovane del Maine che vedrà alla luce le sue energie più recondite, come se fosse una sorta di ‘Shining’.

Ma questo splendente ‘luccichio’ ha il carattere a volte imprudente e altre volte spavaldo, tortuoso, della natura, Grande Madre che come diceva Leopardi, può essere sia benigna che matrigna.

Vi è un abile scontro tra bene e male, e la ragazza, che prima di avventurarsi nell’America del Nord, è portatrice di apparente normalità, in realtà è destinata a qualcosa di veramente immenso e inconsueto.

Ayres al principio lavora come libraia assieme a un signore di mezza età, mentre nel pomeriggio si diletta a lavorare in un negozio di fiori e botanica assieme a una signora che rispetto al libraio è meno affabile e meno aperta con lei.

“Proseguii con gli altri capitoli, la mia curiosità era infinita e quel libro interessantissimo, almeno per me visto che a quanto pare ne ero la protagonista. Continuai a leggere finché non iniziai a percepire i primi sintomi della stanchezza, a quel punto posai i libri nella sacca, presi il diario e scrissi qualche riga, come ero solita fare nei vecchi tempi.”

 

Il giorno del diciannovesimo compleanno di Ayres, tutto cambia, si evolve e lei diventa la prescelta.

Non mancano nel romanzo temi importanti e anche complicati quali l’alchimia, la consapevolezza dell’io più intimo, il Superuomo, e anche lo spleen baudelariano.

Sembra quasi che l’autrice abbia voluto mischiare in una danza macabra, tutti questi elementi greci e celtici, ma anche francesi, italiani etc (si nomina anche D’annunzio) e abbia composto un romanzo che è paragonabile a una tela bellissima, un quadro meravigliosamente dipinto.

 

Quando il vero valore è l’audacia, quando i caratteri sono simili (Ayres non è poi così diversa da James Armstrong, colui che apparirà in una sorta di inferno – paradiso) non puoi far altro che abbandonarti al tuo destino, soprattutto se hai tre libri con te che ti sono stati regalati quasi profeticamente dal signore con cui lavoravi in libreria.

 

Se potessi parlare ancora di questo romanzo direi che sembra la genesi della Bibbia, religiosamente parlando, e infatti alcuni disegni mi hanno ricordato per certi versi l’albero della conoscenza da cui Adamo ed Eva non dovevano mai attingere per non scoprire di essere nudi e soprattutto per non morire.

Mi sembra che in questo libro si mischino davvero tanti generi, ed è un qualcosa di fantastico.

Sorprendente come la scrittrice sia riuscita a parlare di alcuni argomenti così drammatici ma allo stesso tempo genealogici, (e qua ritorna il topos dell’albero) unendo l’ordinario allo straordinario, senza incappare in debacle di alcun tipo. È estremamente complicato scrivere un romanzo che catturi l’attenzione, senza essere noioso e né troppo prolisso nonostante sia abbastanza corposo.

“Aperti gli occhi, impiegai qualche secondo per mettere a fuoco cosa stesse accadendo nella mia vita, ero confusa e non ricordavo nulla. Poi, con la strana velocità di cui è capace il computer più potente del mondo, a mente fu subito assalita da un vortice di immagini… “

 

L’autrice dimostra versatilità, poetica nella prosa e anche nei versi che ogni tanto appaiono all’interno della storia come radici.

È un libro evocativo, immaginario, ma anche molto stabile nel suo contesto realistico. 

In conclusione, vi è anche un climax a mio avviso ascendente in certi punti e in altri discendente, che non smette mai di attecchire e trovare un punto d’arrivo, proprio come inchiostro sulla pelle, come il tatuaggio particolarissimo che la ragazza si ritroverà su una parte precisa del corpo,  inspiegabilmente.

 

VOTO IN COCCOLE: 5

FIRMA DEL RECENSORE: ROBERTA CANU

 


* Ringraziamo l’autrice e la casa editrice per la copia digitale* 

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