Titolo: Tempi in
allerta
Autore: Francesca
Petetta
Editore: Attraverso
Genere: Poesia
Data
di pubblicazione: 12 marzo 2021
Romanzo:
Autoconclusivo
Formato: Cartaceo €
12,00
TRAMA
I versi di Francesca
Petetta sono un inno all’amore e a tutte le emozioni che comporta,
dall’entusiasmo vitale dell’incontro, anche sensuale, a un senso di doloroso
abbandono che fa della mancanza un’inedita contemplazione del tempo. Volontà
etica e passione conducono a un rifiuto consapevole della passività per
intonare un canto elegiaco e nostalgico da cui emerge la realtà diaristica di
un proprio dramma interiore.
RECENSIONE
La silloge poetica in
questione è costituita da poesie pregne di emotività, di sinestesie contornate
dalle sfumature gialle e azzurre che vogliono
attraversare in un certo qual modo quel senso di abbandono insito nelle
liriche di Francesca Petetta.
“Scusami Dio
Se credo
Che sia tu
A mia immagine.”
Vi è il tema dell’amore, ma
non vi è stucchevolezza, non vi è quell’amore viscerale che rompe gli indugi,
che spesso è smielato e si trascina dietro quella lacrimuccia facile.
No. La poetessa ci vuole
dimostrare l’incanto di un sentimento sì armonioso ma che collima con altre
emozioni, non è di per sé staccato dal resto del mondo.
Leggendo questi versi,
talmente sintetici e pieni di armonia, e spesso anche duri come graffi, o pugni
sul cuore, o ancora cazzotti ben dati a fin di bene per vedere in faccia la
realtà, è come se stessimo guardando allo specchio ciò che rimane del nostro
ventinovesimo compleanno, quindi della gioventù, oppure delle cose più
semplici, come il caffè accompagnato dall’amore per il proprio compagno, e così
via.
Uno spaccato quotidiano
ricco di anafore, contributi vivi e originali, nonostante talvolta richiamino
la poesia erudita e seppur semplice da comprendere. Vi è il centro indiscusso
della mancanza, che come fosse messa in piazza, o in un bar o in una stanza
piena di luce derivante dalla luna, compare in corde infelici, malinconiche e
anche speranzose.
Ci si pone il problema del
futuro ma anche del presente e del passato. Sembra che il tempo abbia
assimilato tutto, compresa la vita di un padre e la sua fotografia che lo
ritrae da giovane.
“Inizio con fine.”
E poi vi è la pluralità
dell’esercizio cromatico che è incredibilmente bella e versatile: una perfetta
sincronia da dare e ricevere, aspettare e rincorrere ciò che si desidera, ma
con lentezza, non c’è mai un vero e proprio affanno, infatti.
Il mare che in versi
diventa l’attesa, un profumo che s’abbraccia fortissimo all’azzurro stesso… E
ancora: il giallo vaniglia che sembra bruciare.
E l’autunno, che apre le
danze per davvero, ma sempre con eleganza, non con quel vorticare inespressivo
ma piuttosto a voler andare oltre, è anche suadente, è amico, è costante, è
ripetuto perché esso è presente. Su di esso ci si può far affidamento, proprio
come per il mese di Settembre, caro alla poetessa.
E tutto questo ritratto
immenso, con le sue vicissitudini, assomiglia tanto a una scatola da cui
estrarre il meglio dei ricordi.
“Amato Autunno
Autunno severo
Mi parla oggi di ombre.
Mi parla di te, del tuo aver amato
Ieri
Altri autunni.
Mi parla di me,
del mio amare
oggi
quegli autunni
e questo
che ha il nome fragile
della tua essenza.”
Queste sono poesie molto
delicate ma toste, che hanno carattere da vendere e nel loro complesso
d’entusiasmo e d’azione (la poesia è anche movimento, è come un ballo che rafforza
o intenerisce, o entrambe le cose) simboleggiano anche un io marcato che vuole
quasi assomigliare a un super io, parafrasando il Superuomo di Nietzsche.
E spesso sono queste poesie
– aforismi, questo scrivere in modo ermetico, che riescono a sublimare il
tutto, rendendo la silloge un qualcosa di consistente e duraturo, non effimero
ed evanescente.
Vi è la corazza del tempo,
ma vi è anche la predisposizione all’abbandono di quel tempo che va ricercato
forse nella stessa silloge, nella sua intrinseca e amata filosofia.
E a voler ben osservare con
attenzione, con occhio vigile, in alcune poesie vi è una tensione che mette in
risalto l’infinito, sempre figlio del tempo, o suo compare, o suo amore
incastrato tra le fila del tempo, per
voler giocare con le parole.
E ancora, vi sono quasi
dubbiosi ossimori dell’animo sparpagliati in lontananza l’uno dall’altro, così
da non destare sospetti, così da non essere troppo compagni di banco.
VOTO IN COCCOLE: 5
FIRMA DEL RECENSORE: ROBERTA
CANU
*Ringraziamo l’autrice e la casa editrice per la copia digitale*
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