Titolo: Il mondo non ha bisogno di poesia
Autrice: Daniela Pulerà
Editore: Dialoghi ( Collana Glifi)
Genere: Silloge di poesie
Data di pubblicazione: 30 ottobre 2020
Romanzo: Autoconclusivo
Formato: E-book //
Cartaceo euro 9,90
TRAMA:
"Il
mondo non ha bisogno di poesia" è una silloge che s'interroga sul rapporto
tra il mondo e l'individuo partendo da una solitaria consapevolezza interiore
che vede il dolore come sentimento propulsore di una ricerca estetica
finalizzata alla comprensione dell'esistenza. Di qui l'amore come forza
incontrollabile che ci muove per scoprire e scoprirsi in relazione all'altro
pur senza annullare la propria interezza. Infine, si giunge alla poesia e alla
sua intrinseca possibilità di incidere sulle dinamiche di una società
continuamente in evoluzione.
RECENSIONE
Solitamente
leggo moltissime sillogi poetiche che mi incuriosiscono, mi incantano, mi
travolgono. Altre meno, ma generalmente tutte hanno qualcosa di straordinario,
proprio come questa di Daniela Pulerà.
La potenza
della catarsi, del suo mondo introspettivo ma che trascende nella realtà, senza
sconfinare troppo nell’inverosimile, è qualcosa che mi ha incantata dalle prime
righe. Vedo molta maturità dell’animo e anche stilistica. Vengono utilizzate
metafore, anafore, anche alcune personificazioni (Angoscia/ Amore) che
rievocano la materia dei colori di cui è fatta la sua poetica. E vi è la
coscienza di saper andare oltre le apparenze, ma allo stesso tempo ci si
macchia di quel caffè e di baci sui seni che come rime inneggiano alla
seduzione e al sapore di qualcosa di leggermente proibito ma mai volgare. Rime
impegnate, ma anche di facile comprensione, di facile lettura. Poesie estetiche,
che come un quadro di Egon Schiele, fondono un'unione pratica ma celermente
atipica. Il mondo, in queste poesie, è bello tosto, ma vi è anche la fragilità
di un cuore che naturalmente da bambino diventa adulto. Un cuore, e un corpo,
che a volte c’è e si vede, ma nell’ossimoro poi non si vede al contempo. Come
la stessa poesia, che si nutre di specialità, come di gusti di cui non si è mai
sazi e di tradizioni che difficilmente si dimenticano, proprio come la donna
che dona la vita e non si scorda mai, o perlomeno non dovrebbe essere messa da
parte. Poesie a mio parere filosofiche e psicologiche.
L’io intimo
esce fuori e si rivela, ma poi si rintana nelle pieghe della vita, nel
dolore/colore arcobaleno. Come delle mani di donna anziana, che nessuno però conosce,
forse perché in fondo la poesia rimane per sempre un mistero. E nella silloge
ci si pongono molte domande, ma anche risposte esaustive, si leggono ricordi
che mutano nel tempo. Pianti e pianeti, Giove e Marte. E le delusioni, l’intima
consapevolezza di un rapporto d’amore preso e vissuto quasi di sbieco, a metà.
Ma la metà della mela rimane rossa, non acerba… E ancora il rispetto per una
Natura che è matrigna in un certo senso (e richiama Leopardi a mio avviso) e
dolcissima in altri sensi quando viene rispettata.
C’è un
insieme di scelte, di ripetizioni volute,
i ‘rami’ che sono braccia in metafore lusinghiere, naturalistiche e che
abbracciano, come la copertina del libro qualcosa di forte, un sodalizio
importante.
Ho amato
tutte le poesie, ma mi ha colpito in particolare una che non citerò per non
rovinarvi la sorpresa e se deciderete di leggere questa bellissima coinvolgente silloge sicuramente vi stupirà e
sarete d’accordo con me… a ogni modo la poesia in questione è quasi in
contrapposizione con ciò che si è sempre detto finora, ma al contempo lo si
afferma. È l’ago della bilancia che punge e si infila negli anfratti, e bisogna
leggere tra le righe di queste poesie-sogno, in cui ogni parola, ogni rima, è
cantata con l’anima.
Il senso di
libertà è palpabile e palese, ma allo stesso tempo vi è una costrizione, un
senso di claustrofobia in certi istanti che vengono immortalati come se
avessimo delle Reflex immaginarie per fotografare la vita che passa e si getta
in una pozzanghera abbastanza larga.
Ho trovato
un po’ di tristezza in queste poesie, ma anche dolcezza, celebrazione della
vita, del momento in cui un figlio viene dato al mondo, in cui tutto diventa
magico. Ho scoperto un’autrice che fa delle parole il suo pane quotidiano, sì,
perché si nota la sua dimestichezza con la penna audace e saggia.
“Io,
unica, indivisibile
quanto divisa in mille spazi.
Io, che sono materia,
sono vera,
sono aria di primavera.”
“Tu sei stata,
con le tue braccia mi hai amata,
imprigionata,
con un filo d’aria mi hai legata,
nutrita,
abbandonata.
La tua orma è incisa in me,
nel vuoto che hai creato,
nel cratere del mio cuore,
ormai slegato.”
“Camminare di notte per la
città è come scoprire che si
può vivere senza il peso del
giorno sulle spalle, e che si può
udire
più rumore nel caos della notte che
nell’appiattimento
del giorno.
5 coccole!
ROBERTA CANU
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