Eccoci nuovamente qui
tutti insieme per leggere un nuovo avvincente capitolo della storia di Riccardo
e Daisy… lo so, vorreste sapere tutto e subito, ma non è vero che l’attesa
aumenta il desiderio?
Vi lascio alla vostra
lettura…al prossimo capitolo coccolosi belli!
CAPITOLO 5
Ventiquattro ore.
È da ventiquattro ore che
Riccardo è chiuso in camera con Naomi.
Non ha cenato. Non è mai
uscito dalla camera. Non ha partecipato al turno per i decori natalizi, decori
che lui ha distrutto.
Avete presente quella
sensazione di disgusto, che si appiccica addosso? Quell’odore nauseante di
un’amara delusione?
La mia pelle è permeabile
: quella sensazione mi entra dentro, fino a farmi vergognare di aver
abbracciato quell’uomo, di avergli sussurrato un disperato - mi manchi!_ di
aver teso la mano verso un corpo ed un’ anima così distanti da me.
Stanotte il Resort si è
allagato, la “prima” è stata rimandata. Il generoso Riccardo, dall’alto
piedistallo della sua camera, ce l’ha comunicato tramite un messaggio. Varcare
la soglia ed avanzare di due passi, avrebbe affaticato troppo quel corpo
innamorato: era una privilegio che non meritavamo, un sacrificio non dovuto. Mi
domando se abbia intenzione di lavorare almeno un giorno, o resterà per tutto
il tempo nudo sul letto, accertandosi che la sua donna non abbia sbalzi
d’umore, cali di pressione, emicranie.
E così, ripenso a
Riccardo di un anno fa, alla Daisy di un anno fa, li rivedo condividere la vita
in tutte le sfaccettature, ogni dolore, ogni gioia, ogni maledetto giorno da
quattro anni: li rivivo e dubito che siano mai esistiti.
“Pronta per la prima?” -
Baster entra in camera, bivaccandosi sulla poltrona, in cerca di risposte.
“Sei andato ad un
appuntamento con la divisa ?” - lo ammonisco contrariata, notando il papillon
arruffato.
“Cosa avrei dovuto fare?
Mi ha dato appuntamento un’ora prima del lavoro!” - commenta sciatto.
“C’era da aspettarselo…
Almeno hai mai provato l’ansia di un primo appuntamento?” - domando con lo
sguardo fisso sulla finestra, accendendo la quarta sigaretta nell’ultima
mezz’ora.
“ Io sono Baster. Mi
presento e si innamorano !” - farfuglia pieno di se, portando le braccia dietro
la testa e divaricando le cosce. Poi aggiunge “Ho tre novità… E a dire il vero,
nessuna buona…”
Porto lo sguardo al
cielo, rassegnata alla mia sorte.Deve essere una cospirazione del mondo contro
Daisy , non c’è altra spiegazione!
“Eccomi!” - sussurro
mostrandogli il mio corpo, “Sono tutta tua, trafiggimi!” - aggiungo con un
amaro sorriso.
“Il Conte di Montecristo”
- è il nuovo nome che ha assegnato a Riccardo “ci degnerà della sua presenza,
stasera : subiremo quella lagna del discorso d’apertura che fa ogni anno!” -
A tratti speravo che ci
rimanesse in quella gabbia d’oro con vista lago. Il solo pensiero di vederlo mi
crea un conato di vomito. Immaginarlo tutta la notte a far l’amore con Naomi,
mi far venir voglia di staccarmi la pelle e punirmi per aver accolto, un tempo,
quell’uomo su di me, dentro me… mi sento inadeguata nel mio stesso corpo.
“Madame Bovary” - è il
nome che Baster ha affidato a Naomi “prima che si perdesse nei meandri del suo
attacco nevrotico, mi ha rivelato che domani ricorre il loro mesiversario. Non
ci crederai: vuole festeggiarlo!” - commenta ridendo di gusto.
“Hai cercato di
dissuaderla? “- domando sconvolta.
“Avrei dovuto dirle che
Riccardo odia queste ricorrenze? E perchè mai?” - sussurra vanaglorioso,
immerso nella sua poca quanto inesistente modestia, accendendosi la rituale
canna prima del lavoro.
“Dammi la terza
bastonata, Baster!” - lo incentivo, ormai estenuata.
“A differenza di quanto
credevamo… Jack non ha idea del perchè Ricky ti abbia mollata!” - dice tutto
d’un fiato, senza alcun accenno di sensibilità.
“Che diavolo ti viene in
mente, Baster? - sbotto furiosa. “Conosci Jack. A quest’ora avrà già raccontato
tutto al suo fedelissimo amico” - lo rimprovero perentoria. “Daisy manda Baster
in giro a chiedere di te!” - scimmiotto, imitando Jack.
“Non ho chiesto nulla!
Non sono mica un coglione?” - continua a rispondere con estrema calma,
boccheggiando tra la nube di fumo che si è creata intorno al suo esile corpo.
“Non mentire! Non dire
cazzate! Jack non si sarebbe mai confidato con te!” - lo sbugiardo , rabbiosa.
“Forse… “ giocherella con
i cerchi di fumo che fuoriescono dalle sue labbra, poi riprende “ Stanotte
avrei potuto mettere qualcosa nel suo bicchiere…” - si guarda intorno,
circospetto.
“Baster!” - esclamo
adirata “Hai drogato Jack? Ma ce l’hai un’etica? Diavolo!” tengo la testa tra
le mani, disperata per quell’alleato dai metodi poco ortodossi.
“Ehi, Daisy… il tipo”- fa
segno in direzione della camera di Jack “ dovrebbe ringraziarmi, cazzo!
Gliel’ho data gratis e mi è costata un fottuto occhio della testa!” - risponde
quasi rimproverandomi.
“Non la definirei testa…
Quella che hai lì”- prendo ad indicare il capo “è solo un contenitore di merda,
Baster!” - sentenzio adirata.
“Quindi non vuoi sapere
cosa ha mi ha detto?”- domanda pieno di sè.
“Sai già la risposta!” -
farfuglio estenuata.
“Non permetterei che la
odiassi pure tu! - Questa è stata la risposta di Riccardo, quando Jack ha
chiesto della rottura.” - prende tempo e per la prima volta vedo il viso di
Baster teso, serioso, poi con un filo di voce, rotto da un colpo di tosse,
domanda:
“Daisy, devo sapere
qualcosa? Perchè i conti non tornano…” - mi guarda dritto negli occhi, in
attesa di una risposta, di una verità che non esiste.
“Davvero pensi che se
l’avessi tradito starei qui a disperarmi sul perchè mi abbia lasciata?” - e non
tento nemmeno di controllare il tono, sono fuori di me.
“Quindi ho buttato cento
euro, per aggiungere un pezzetto al puzzle che non ci dice niente, sull’intera
figura?” - comincia a filosofeggiare con l’aiuto dell’erba sativa.
“O Riccardo ha inventato
una scusa o quello che hai dato a Jack era una droga troppo pesante…” -
commento, sistemandomi il papillon innanzi allo specchio.
La porta di Riccardo si
apre, sento una scossa che parte dalla schiena e riesce quasi a paralizzarmi le
gambe. “Non permetterei che la odiassi pure tu” - risuona nella mia mente
producendo un eco ridondante e fastidioso.
Riccardo mi odia: mi pare
un grande pezzo aggiunto al puzzle.
“Giulia, andiamo?” - la
voce di Naomi risuona dal ballatoio.
Nessun accenno a cali di
pressione, è pimpante, energica, rinata.
Una donna lo sa quando è
amata . Ed il tono di Naomi è così rilassato, disteso, sicuro: che non lascia
spazio a dubbi.
Riccardo non è stato solo
convincente, Riccardo ha trascorso le ultime ventiquattro ore ad amare con
tutto sé stesso una donna: quella donna non sono io.
“Devo andare! Mi tocca il
primo turno!” - sussurra stufo Baster.
“Chi c’è con me?” -
domando disgustata al pensiero di restare da sola in casa con Riccardo.
“Giulia e Naomi devono
preparare i giochi per i mostriciattoli. Jack deve montare casse e console ed
io vado con loro perchè devo discutere i dettagli del mesiversario, con la mia
amata Madame Bovary” - commenta sistemandosi la cintura in vita.
Sapere che non saremo
soli, mi risolleva. Ci sarà Sergio con noi e potrei modellare una statua in suo
onore, se me lo chiedesse!
“Questa… la dai a me!” -
obietto, sfilandogli la canna dalla bocca.
“E sono centocinque euro!
Chi l’ha detto che gli amici sono un tesoro? ” - domanda con la fronte
aggrottata, prima di abbandonare la stanza e raggiungere Jack in macchina.
“Prego, Sergio..” -
Riccardo tiene la portiera posteriore aperta, quasi ad avvertire Sergio, di non
frapporsi tra noi, di non osare rubare gli unici istanti in cui possiamo essere
vicini.
L’ho appena rivisto, dopo
appena ventiquattro ore e no, la sensazione di disgusto non è andata via.
“Sergio…” - lo richiamo
prima che possa eseguire gli ordini “Va’ tu avanti!” - esordisco perentoria.
“Ma Ricky…” - balbetta
lui, impietrito, senza osare prendere una decisione .
“Sono abbastanza
autosufficiente per decidere dove sedermi. Va’ tu avanti!” - commento decisa.
“Perchè?” - Riccardo si
avvicina a me, agitato, irritato.
“Sergio…” - prendo una
pausa, cercando di ispirare tutta la forza che questa situazione richiede. “Va
tu avanti!” - sostengo ancora.
“Dammi una cazzo di
ragione valida!” - ordina Riccardo, muovendosi verso di me, tentando di
afferrarmi i polsi.
“Non ti azzardare a
toccarmi!” - urlo, spaventando Sergio, ancora immobile tra le due portiere.
“Hai ancora l’odore del sesso addosso. Mi fai schifo!” - ruggisco sprezzante,
mostrando con un solo sguardo tutto il disgusto che quel corpo mi provoca.
Riccardo raggiunge il
posto di guida, sbraitando. Fa qualche riferimento alla droga, e all’imparare a
zoppicare uscendo con uno zoppo. Nemmeno lo rispondo. Nemmeno spreco il mio
fiato per spiegargli che il suo corpo è ripugnante a prescindere dall’erba, a
prescindere da Baster.
In macchina resta in silenzio
per tutto il tempo. È visibilmente agitato e dallo specchietto retrovisore, mi
guarda sottocchio, quasi come se non credesse a cosa ho appena fatto. La
verità, è che si era abituato anche lui alla mia trasparenza, inesistenza. Non
mi chiedo più cos’abbia in mente, non mi interessa: non mi farò usare per
migliorare la sua vita di coppia, non lascerò che mi calpesti, facendo di me un
oggetto da recuperare quando è solo, quando Naomi non c’è.
Tra le mie braccia
piange, tra quelle di Naomi ci fa l’amore: non vedo come possa servirmi un
altro pezzo di questi puzzle ormai già chiaro.
“Oggi, conosciamo i
nuovi!” - Sergio tenta di ammorbidire l’atmosfera tagliente, presente in
macchina.
“Spero non siano come gli
incapaci dell’anno corso!” - commenta rude, Riccardo: il capo staff.
Ha così poca credibilità,
dinanzi ai miei occhi, che se mi desse un ordine, scoppierei a ridere avanti a
tutti.
“La caduta della torta,
della prima notte, resterà nella storia !” - borbotta divertito Sergio, prima
di scendere dall’auto.
Ed eccoci. Il Resort.
L’ultima volta che sono stata qui, festeggiavamo la vincita del concorso
dell’albero. Riccardo era così contento che percorse tutto l’isolato in lungo e
in largo con me sulle spalle. Bevemmo così tanto da risvegliarci il giorno dopo,
distesi l’uno sull’altro e Jo tra noi. Oggi, questo posto, non mi sembra
nemmeno familiare. Ai ricordi che ho ben custoditi in mente, se ne
aggiungeranno altri e in nessuno di questi, io sarò contenta, spensierata,
viva.
Jack, Baster e Sergio e
parte dei camerieri sono già seduti al centro della pista, in attesa del
discorso inaugurale del nostro Immenso, Glorioso, Magnifico capo staff.
Per mia fortuna,
l’animazione per i bambini, soggiace ad altri ordini, per cui, non dovrò
subirmi l’ennesima scenetta della coppia felice.
“Daisy…” - mi saluta
caloroso uno dei camerieri, mentre riluttante raggiungo il banco degli
alcolici: il mio posto nel mondo. Alzo una mano in segno di risposta.
Tutto è come l’ho
lasciato. La mia postazione, i miei drink, le mie decorazioni, gli ombrellini
colorati, le cannucce fluorescenti: tutto appare vivo.
Lo shaker, il blender, il
mixing tin: tocco ad uno ad uno tutti i miei attrezzi distesi sul banco e tutti
sembrano invocare il mio nome, quasi prendono vita tra le mie mani
“Ehi, quella è la mia
postazione!” - avverte un ragazzo, uscendo dalla sala degli alcolici.
“E da quando? Perchè da
tre anni, ci sono io qui!” - sbotto sgarbata abbozzando un falso sorriso.
“Ah… Finalmente ti
conosco! Tu devi essere Daisy…” - esordisce questo e nello stesso istante
Riccardo si affaccia dal retro, per accertarsi di aver capito bene.
Mi siedo sul bancone,
posizionandomi di fronte a quell’uomo alto, biondo, dai lineamenti morbidi e
dai colori chiari: l’opposto di Riccardo, per farla breve.
“Partiamo svantaggiati…
Tu sai chi sono ma io non ti conosco.” - sorrido divertita.
“Qualcosa mi dice, che
passeremo le prossime notti uno accanto all’altra!” - risponde questo,
provocatorio.
“Sei il nuovo barman?” -
domando curiosa.
“Eh già… A tua completa
disposizione!” - fa un occhiolino abbozzando un inchino.
“Piacere Daisy…” -
sorrido
“Kim!” - esordisce,
tendendo la mano.
“Kim, non hai chance. Il
posto non te lo cedo.” - sentenzio categorica.
“In realtà…” mi guarda
provocante, storcendo il muso “Ho pagato un cameriere, per farmi rivelare la
cosa che ti avrebbe dato più fastidio. Ci tengo ad essere odiato dai miei
colleghi!”- fa un occhiolino.
“Penso che tu ci sia
riuscito!” - rispondo divertita.
“Dici? Perchè appena ti
ho vista ho cambiato idea… Possiamo ripartire daccapo e cancellare quello che è
appena successo?” - propone aggrottando la fronte, con le mani in preghiera.
“Ok. Riprova. Ti do una
seconda chance!” - commento ossequiosa .
“Ciao Daisy, sono Kim!” -
scimmiotta lui.
“Ciao Kim, ci
conosciamo?” -lo assecondo.
“Non ancora, sono il tuo
nuovo collega. Che ne dici se dopo il lavoro beviamo qualcosa insieme, per
conoscerci meglio?” - domanda seducente, mordendosi il labbro inferiore.
“Dico che potreste
finirla con queste cazzate e raggiungere il centro della sala!” - Interviene
Riccardo, frapponendosi tra il mio corpo e quello di Kim, spostando
quest’ultimo con una spallata.
“Ordini del capo!” -
sogghigna il mio nuovo collega, digrignando i denti.
“Già…”sussurro, prima di
raggiungere il centro della stanza.
Baster è di fronte a me
quasi addormentato e Jack pare ammonire il capo, con il suo sguardo tagliente.
“Penserete che questo è
un lavoro come tanti, che è un modo facile per far soldi durante le vacanze
natalizie…” - parte Riccardo, con il solito discorso minaccioso, tanto temuto
dallo staff
“Venite pagati tanto per
rendere tanto…” prosegue, tra gli sbadigli di Baster e il mio ostinato
disgusto.
“Ma è sempre così oppure
oggi, è particolarmente nervoso?” - sussurra Kim da dietro, col viso nascosto
tra i miei capelli.
Porto su le spalle non
emettendo alcun suono, evitando di dare un motivo al Capo, per umiliarmi di
fronte a tutti.
“Ogni richiesta, ogni
desiderio, ogni tipo di capriccio dei nostri clienti deve essere soddisfatto da
noi…” - prosegue con la lagna.
“Sto pensando ad una
cosa…” - sogghigna alle mie spalle Kim, col viso ormai affondato tra i miei
capelli: il suo obiettivo era nascondersi da Riccardo ma non si è accorto che
il capo è proprio di fronte a noi.
“Rendici partecipe dei
tuoi pensieri, Kim!” - esordisce Riccardo, con lo sguardo minaccioso.
“Non penso vi
interessino…” - risponde a tono Kim.
“Quindi non erano
pertinenti al mio discorso, immagino…” lo sfida il capo.
“No, non erano
pertinenti..” prosegue Kim, che ha di gran lunga superato le sue ambizioni
iniziali: è riuscito a farsi odiare dal capo, il primo giorno.
“Non pertinenti ma
importanti a tal punto da non poter aspettare la fine del mio discorso” -
Ruggisce Riccardo, avvicinandosi sempre di più a Kim e quindi a me.
Baster sembra quasi
essersi risvegliato da un coma vegetativo, la sua massima attenzione è puntata
sullo scontro che sta avvenendo tra i due uomini divisi da un solo corpo: il
mio.
“Si, immagino che sia
così”- spiega Kim utilizzando la stessa calma di Baster.
“Allora, dobbiamo proprio
saperlo a cosa stavi pensando!” - Riccardo allarga le braccia tenendo gli occhi
sbarrati: è quasi isterico.
Jack porta gli occhi al
cielo, lanciando un’occhiata disperata in direzione di Sergio e Baster…. Baster
chiede ad una cameriera di spostarsi, per gustarsi meglio la scena.
“Pensavo di invitare
Daisy a cena…” - commenta noncurante Kim, accompagnato dal bisbiglio dei tanti
che pensano che io e Riccardo stiamo ancora insieme.
Baster digrigna i denti
divertito con lo sguardo eccitato e sia Jack che Sergio si avvicinano alle
spalle di Riccardo, per evitare che si azzuffino .
“Tu e Daisy fate lo
stesso lavoro, per cui non avrete mai lo stesso giorno libero. Forse dovresti
pensare di più alla mancanza di elasticità mentale che ti caratterizza” -
sorride con finta cordialità Riccardo, voltandosi e proseguendo il suo
discorso, impedendo così a Kim di rispondere.
“Ma ce l’ha una
fidanzata?” - domanda Kim, indicando Riccardo, quando la lagna è finita.
“Si. Lavora in
animazione!” - dico secca.
“Secondo me, ha una cotta
per te!” - sospira disdegnato, tagliuzzando le fettine di limone da inserire
nei drink.
“Come fai a farle così
sottili?” - domando , cambiando discorso.
“Tutto dipende da come
posizioni il coltello!” - risponde pieno di sè. “Il polso deve essere distante
dalla lama” - prosegue con la spiegazione visiva.
“Così?” - domando
imitando i suo movimenti.
“Potrei raggiungerti alle
spalle ed accompagnare la tua mano, Daisy. Ma non finirebbe bene!” - sorride
spiritoso.
“Professionalità!” - dico
perentoria.
“Non se continui ad
arricciare il naso ogni volta che sorridi!” mi sussurra all’orecchio, con tono
seducente.
“Quante bottiglie di
vodka ci sono?” - interviene Riccardo, con tono severo.
“Dieci” - sussurro, senza
guardarlo.
“Puoi prepararmi un Long
Island ?” - domanda più morbido.
“Posso farlo io!” -
esclama Kim, proponendo una tregua.
“Assolutamente no!” -
risponde prontamente Riccardo, con fare altezzoso.
“Solo perchè ci fidiamo
delle mani di Daisy” Jack interviene stemperando l’aria tesa .
“Come darvi torto!” -
sussurra Kim, cordialmente.
“Sarà fortunato lui,
chiunque sia!” - aggiunge Baster, rincarando la dose. Avete imparato a
conoscerlo, no? Baster ama il caos.
“Ah, quindi non sei
fidanzata?” - domanda prontamente Kim e approfittando del pallonetto di Baster:
mira alla porta.
Guardo di scatto Riccardo
e lo ritrovo già perso nei miei occhi, con lo sguardo innocuo, ferito, quasi
spaventato dalla mia risposta, inevitabile risposta.
“No, non sono fidanzata!”
- sorrido persuasa, guardando Kim.
“Wow!” - sussulta il
barman più odiato di tutti i tempi: non da me, né di certo da Baster, che ne
approfitta per assaggiare un suo drink.
“Jack, lo sai che dopo
tre note negative, sei fuori dal Resort?” - domanda Riccardo con finta
ingenuità.
“Si!” - sospira l’amico,
estenuato.
“E sai che sono io a
comunicare a Tom, le note negative?” - propone ancora Riccardo.
“Posso aggiungere del
rum?” - Kim si rivolge a Baster ignorando del tutto le minacce del capo.
“Dagli una tregua…” -
suggerisco al mio collega, quando Riccardo è ormai lontano.
“Io a lui? Ha appena
minacciato di licenziarmi! Quello ha una cotta per te!” - sostiene convinto.
“Stanno per aprirsi le
porte dell’inferno!” - commento, indicando i primi clienti.
“Già…” -mi porge un suo
drink, chiedendomi di assaggiarlo, poi aggiunge “Terrai tu le lezioni di
ballo?” -
“Sai proprio tutto!” -
commento meravigliata.
“Ho fatto i compiti a
casa!” - sogghigna Kim.
“Si, terrò qualche
lezione…” - confermo.
“E chi sarà il tuo
partner?” - domanda curioso.
“Perchè? Ti stai
proponendo come candidato?” - sorrido divertita.
“Dici che non ne sono
capace?” - chiede, fingendosi risentito.
“No. Dico che non potrei
assumere nessuno, senza averlo visto ballare!” - dico con aria provocatoria.
“Bene!” - sussurra
imbarazzato “Allora, dovrai a tutti i costi vedermi ballare!” - aggiunge.
“Chi sono i nomi in
lizza? Devo almeno conoscere i miei sfidanti!” - domanda subito dopo.
“Il dj e…” prendo una
pausa scenica sbarrando gli occhi e poi con tono minaccioso sussurro “E il
capo!”
“Sto tremando già!” -
risponde ironico.
Kim è una mano dal cielo,
è l’intervallo concessomi tra le notti in bianco e i capricci di Naomi, è l’ora
di svago in cui posso non pensare a niente, è l’attimo che mi fa sentire viva.
Non è fastidioso, non è
invadente, non è scontato. Ha classe, anche nei confronti di un burbero capo
che lascia poco spazio alla cordialità. .
Ed immerso tra un Mojito
ed un Golden Dream trova sempre il modo per lanciarmi un’occhiata, rivolgermi
una parola, fare una battuta: dedicarsi a me,
Kim mi parla e non mi
attacca, Kim mi parla e non per pietà. Kim mi parla e mi riporta ad un anno fa,
quando ancora ero Daisy, la mia Daisy.
Vedo Riccardo
raggiungerci dietro al bancone ed il mio corpo si irrigidisce, il sorriso
stampato scompare, il tremolio alle mani riemerge.
Spero di incrociare lo
sguardo di Baster tra la folla, perso nella sua reflex, intento ad immortalare
dei volti sorridenti e rilassati: per implorare il suo aiuto.
Ma Baster è troppo
impegnato in uno scambio di soldi con quello che deve essere il nuovo pusher e
mi arrendo all’idea che questo scontro con Riccardo, non posso evitarlo.
Riccardo si siede sullo
sgabello accanto alla cassa e prende a guardarmi senza distrarsi un solo
istante.
Fingo di non rintracciare
il suo sguardo e prendo a preparare il suo Long Island prima che me lo chieda.
“Ciao!” - si avvicina
quello che penso sia il pusher di Baster .
“Ciao!” - sorrido, senza
guardarlo, sperando di richiamare l’attenzione del mio amico tra la folla.
“Sei bellissima!” -
commenta questo, passandomi una banconota con una -B- incisa sopra.
Baster e i suoi metodi
poco convenzionali! - penso tra me e me. Pagare la gente per farmi dei
complimenti, immagino sia il suo piano per migliorare la mia autostima.
“Grazie!” - farfuglio
imbarazzata.
“Sei fidanzata?” -
domanda questo, mentre Baster mima un “Non ringraziarmi”
Ha architettato tutto
questo per mettere me e Riccardo con le spalle al muro, per farmi urlare ai
quattro venti che no, non sono fidanzata,
C’è un istinto che non
riesco a controllare, di cui non riesco a liberarmi: guardare Riccardo ogni
volta che mi viene posta la domanda.
“Sei fidanzata?” - e mi
volto verso lui.
“Sei fidanzata?” - e
vorrei che rispondesse al mio posto.
“Sei fidanzata?” -e
desidererei capire perchè la risposta è “NO”
“No…” - sussurro.
“Qui non vieni a fare il
figo. Qui si ordinano drink! Chiaro?” - Ruggisce Riccardo, abbandonando
disgraziatamente il suo sgabello e raggiungendo il banco.
“Ti calmi?” - sussurro,
guardandolo severamente.
“No Daisy, non mi calmo!”
- sentenzia minaccioso.
Mi chiedo dove sia finito
il discorso di qualche ora fa: la calma durante i turni, la gentilezza con i
clienti, la grazia nel rispondere.
“Cosa posso fare per te?”
- domando cordialmente.
“Vodka Liscia!” -
risponde questo, incredulo, quasi risentito per la scenata di Riccardo.
“Kim, una vodka liscia!”
- ordina Riccardo, che pare cambiare alleanze in base al momento.
“Quella è la tua fila!” -
sentenzia sgarbatamente indicando alla marionetta pagata da Baster, di
raggiungere Kim.
Porto gli occhi al cielo
e mi convinco di restare zitta ancora per un po’, almeno fino a quando non
saremo a casa.
I clienti audaci ci sono
sempre stati e abbiamo imparato a conviverci.
Ma stavolta è diverso:
terminato il lavoro, Riccardo non mi aspetterà nel letto per lamentarsi di uno
o dell’altra, non ci racconteremo le storielle su un ridicolo approccio o su un
cliente goffo.
E solo adesso Riccardo
sta facendo i conti con questa realtà, la realtà che lui ha voluto a tutti
costi, una realtà che non ha voluto vivere con me.
“Cos’è successo prima con
la Vodka Liscia ?” - Kim chiede spiegazioni.
Sorrido e tiro su le
spalle: non chiedermi di lui se non vuoi che io sia trasparente- vorrei dirgli
ma sussurro un fiacco
“Non ne ho idea”
Kim prende a prepararsi
un drink: la serata è quasi volta al termine ed i pochi clienti rimasti, sono
tutti troppo ubriachi per bere ancora.
“Che stai preparando?” -
domando, seduta sul bancone, rilassando le mie gambe stanche.
Lo sguardo di Kim sembra
illuminarsi improvvisamente, poggia il cocktail su una mensola e alzando le
mani in segno di resa sussurra:
“é arrivato il momento
della mia audizione!” - lanciando un’occhiata verso il dj.
“No, no, no!” - sorrido,
scendendo dal bancone ed allontanandomi da lui.
“Aspettavo una canzone
del genere da tutta la sera…” - confessa entusiasta.
Jack ha avviato Felices
Los 4 e Kim sembra aver preso luce
“Sono stanca!” - ammetto
senza riuscire a dissuaderlo.
“No me importa un carajo
“ - rivela cantando a ritmo avanzando lentamente verso di me
I metri a mia
disposizione sono terminati, un altro passo indietro e finirei tra le
bottiglie, pertanto mi abbandono all’invito di Kim, lasciando che le sue mani
mi circondino e mi conducano al suo corpo.
Kim afferra la mia
schiena con il suo braccio sinistro e con il destro mi tiene la mano, i nostri
corpi sono così vicini che nemmeno una mosca riuscirebbe a frapporsi.
Appoggia la sua fronte
alla mia e con lo sguardo intenso tenta i spogliarmi, mi sento nuda di fronte a
quegli occhi tanto penetranti quanto seducenti.
Prende a mordersi il
labbro senza distrarsi un attimo dal mio viso e come se tutto questo non fosse
abbastanza affascinante, mima il testo della canzone che sembra quasi uno
scherzo del destino
“E se passerai il tempo
con un altro, saremo felici in quattro….”
Mi fa roteare una volta e
poi un’altra ancora, per poi bloccarmi quando sono di spalle. Avvolge
interamente il mio corpo con le sue braccia possenti e poggia la sua mano sul
mio ventre, guidandomi nei movimenti, lenti ma intensi, audaci ma sensuali.
Intorno al banco si crea una schiera di clienti esultanti, per quel ballo che
sembra aver destato l’attenzione in tutti. Gli scatti di Baster mi obbligano a
voltarmi dalla parte opposta per il fastidio che il flash provoca nei miei
occhi.
“Come sta andando la mia
audizione?” - domanda Kim, sicuro dei sui scaltri e perfetti movimenti.
“Direi bene!” - sussurro,
facendo un inchino, per congedarmi dal mio partner.
“Gin e vodka!” esordisce
una ragazza che pende dalle labbra del barman.
“Recupero il Gin e sono
da te!” - sorride Kim.
Baster mi mostra gli
scatti: mi irrigidisco, provo disagio quasi imbarazzo nel vedermi per la prima
volta tra altre braccia ma forse la cosa più strana è che in quelle foto Daisy
è finalmente viva.
Solo sorrisi, solo
sguardi seducenti, solo divertimento a costo zero.
“Sulla Bacheca!” -
minaccia Baster sbarrando gli occhi.
“Non osare…” - freno ogni
suo tipo di perversione sadica.
“Daisy…” - Kim richiama
la mia attenzione.
“Eccomi!” - esordisco
cordialmente, raggiungendo la sua postazione.
“Va’ nel retro!” -
biascica rigidamente.
“Manca il Gin?” - domando
ansiosa
“No. “ sussurra senza
darmi altre spiegazioni.
Raggiungo il retro
ansiosa e preoccupata per quello che mi attende, ma quello che vedo è peggio di
quanto mi aspettassi.
Dieci o forse venti
bottiglie scaraventate a terra, una scia di liquore e vino sparso sul pavimento
contornata da vetri e cristalli frantumati in mille pezzi ed al centro,
Riccardo: seduto a terra, poggiato alla credenza, con una mano sanguinante, gli
occhi gonfi e lo sguardo perso nel vuoto.
“Riccardo…” Lo raggiungo
con difficoltà, rischiando di cadere più volte.
Mi accovaccio di fronte a
lui ma i suoi occhi non mi vedono, sono altrove, lontani, bui.
“Riccardo…” - richiamo la
sua attenzione ancora una volta.
“Sei l’ultima persona che
voglio vedere” - mi aggredisce sprezzante: è fuori di sè.
“Me ne farò una ragione…”
- sussurro, poi riprendo “Che hai?”
“Vattene…” - ordina
“Riccardo, parlami!” - Lo
imploro, prendendo il suo viso tra le mie mani.
“Potrei scordami quello
che siamo stati e potrei non rispondere delle mie azioni…” - mi avverte
minaccioso liberandosi dalla presa.
“Me ne farò una ragione,
anche di questo!” - sussurro ancora.
“Vattene!” - ruggisce.
“Riccardo, fammi ripulire
il taglio alla mano!” - ignoro i suoi ordini.
“Ti faccio pena, adesso?
Che delusione, Daisy… Pensavo avessi superato te stessa qualche mese fa e
invece… riesci sempre a stupirmi!” - dice disdegnato.
“Dimmi cosa ho fatto… Ti
prego… Dimmi cosa ho fatto! Ti sto implorando…” - sussurro in lacrime.
“Ricky…” - Jack spunta
alle nostre spalle.
“Lasciaci soli, Jack!” -
ordino, senza voltarmi, tenendo gli occhi puntati in quelli di Riccardo.
“Vorrei… Ma c’è Naomi che
lo cerca…” - sussurra dispiaciuto.
“La mia donna mi
aspetta!” - esordisce soddisfatto Riccardo, asciugandosi gli occhi e
ripulendosi la mano sui pantaloni.
Si alza di scatto, si
sciacqua il viso e prima di abbandonare la sala, immobile sulla soglia
esordisce :
“Spero di essere bravo
quanto te, nella recitazione!”
Mi stendo tra il liquore
ed i pezzetti di vetro, sento il mio corpo arrendersi ad una forza che mi
spinge per terra.
Con il viso rivolto sul
pavimento le mie lacrime prendono il gusto di vodka e rum e dopotutto, penso
che sarebbe una gran fine, per una barista, morire nella sala degli alcolici,
tra gli alcolici.
Le braccia di Jack mi
raccolgono dal suolo ma non collaboro, chiudo gli occhi e mi abbandono al mio
corpo, non sento più niente…
a stento respiro, a
stento vivo.
Nina Solamente
(Proprietà letteraria riservata ©Copyright Nina Solamente)
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