Titolo: Dieci pizze
Autore: Marco Dolcinelli
Editore: Nativi Digitali Edizioni
Genere: racconto
Data di pubblicazione: 12 Aprile 2023
Autoconclusivo
Formato: Ebook € 3,99 Cartaceo € 14,00
TRAMA
Donnie e Charlie, trentenni italiani emigrati a Budapest, hanno bevuto troppo la sera precedente, e al risveglio si trovano a dover risolvere una serie di grattacapi. Perché uno indossa i jeans dell’altro? Che ci fanno nel loro appartamento Judit, una loro collega in procinto di sposarsi, e un’emerita sconosciuta? Cos’hanno esattamente combinato la sera prima? E, soprattutto, chi diavolo è stato a ordinare dieci pizze?
Marco Dolcinelli, autore di “La vita è un tiro da tre punti”, con “Dieci Pizze” abbandona il campetto da basket per dipingere un quadro, ironico e pungente, della vita da trentenni in una capitale europea. I protagonisti, ancora in preda ai postumi della sbronza, si ritrovano infatti a sbrogliare le matasse della loro caotica esistenza, tra un ufficio al limite del surreale e relazioni d’amore e d’amicizia spesso difficili da mantenere.
Confesso che è stata una lettura che non mi ha particolarmente entusiasmata. Una buona partenza con un grattacapo da risolvere per i tre amici Donnie, Charlie, Judit e una sconosciuta che si risvegliano in un appartamento, ma non ricordano niente di quello che è successo la sera precedente. Inizia, quindi, una ricerca di indizi per venire a capo della situazione.
Nel corso della storia, raccontata dall’autore passando dal presente al passato e viceversa, emergono le vicende e le personalità dei protagonisti.
Personalità, a mio parere, immobili che nel corso della trama mantengono le stesse qualità e con pochi tratti di rilievo. Come se non fossero in grado di proseguire, di andare oltre, quasi rassegnati, impotenti e sopraffatti dallavita. Questo mi ha sorpresa, e non poco.
Ho riflettuto a fondo sui personaggi e mi sono chiesta: “Che cosa ha voluto dirci l’autore descrivendo la loro vita, tra un lavoro statico e noioso, a tratti alienante e le serate quasi tutte uguali passate ad ubriacarsi tra un locale e l’altro?”
Sono arrivata all’amara conclusione che quello che emerge da questa loroesistenza è lo smarrimento.
C’è un senso di perdita, di incertezza, di disorientamento nelle loro vite, propria di una società che invita a strafare, in cui i giovani trovano poco spazio e dove vige la precarietà affettiva, relazionale, familiare e lavorativa.
Una società dalle evidenti contradizioni; la crescita di un apparente benessere materiale, cui fa da contrasto una sensazione di infelicità sempre più diffusa e pervasiva.
Una società in cui non siamo più capaci di nominare e di esprimere le nostre emozioni, dove l’individuo non sa più raccontarsi e non sa più essere protagonista della propria vita, perché è più esposto alla solitudine, alla pressione psicologica che spingono all’isolamento e al malessere.
Ho provato un senso di sconforto nell’immedesimarmi nelle loro vite insoddisfatte e grigie tra le vie di Budapest che nel racconto è percepita come una città fredda e distaccata.
Scritto in terza persona, a mio parere, la lettura, a volte, risulta poco fluidaper i tanti dialoghi dove si accavallano più personaggi.
📚Ringraziamo la casa editrice e l'autore per la copia digitale📚
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