Titolo: Quel che resta di te
Autore: Rujada Atzori
Editore: Self publishing
Genere: Romance
Data di pubblicazione:1 maggio 2021
Romanzo: Autoconclusivo
Formato: ebook 1,50 euro
TRAMA
Ognuno di noi
porta delle cicatrici che nessuno riesce a vedere, nemmeno scavando a fondo nel
passato di quella persona; ci sono ricordi che devono restare tali.
E tu Margherita, sei il mio ricordo preferito.
Sono passati parecchi anni dall’ultima volta che si sono visti, eppure,
entrambi, non riescono a fare a meno l’uno dell’altra.
Nicola e
Margherita si sono incontrati una sera d’estate e lì si sono innamorati.
Erano gli
anni ’90, i social non esistevano, tutto era più semplice o quasi…
Gli 883 erano
il gruppo del momento e Nicola e Margherita erano nel pieno dell’adolescenza.
Viversi.
Amarsi.
Sfiorarsi.
Erano questi
i pensieri che Nicola aveva ogni giorno da quando Margherita era arrivata nel
suo paese, per poi sparire dopo un anno senza una motivazione, senza dare
spiegazioni.
Nicola non si
dà pace.
Sofferto,
piange e odia Margherita con tutte le sue forze. Poi, dopo anni, quando il
ricordo di lei è solo un ricordo doloroso, una lettera mette in disordine i suoi
sentimenti riportandolo a quegli anni ’90, quando tutto era più semplice e la
vita non era ancora stata crudele con lui.
Può un amore
puro e vero restare impresso nel cuore?
Quanto può
durare il ricordo di una persona?
Tu sei
riuscito a farmi sentire nel posto giusto anche quando tutto attorno a me era
sbagliato. Mi hai rimesso a posto il cuore col tuo sorriso, con le tue carezze,
con i tuoi baci lenti e hai colorato il grigio della mia vita.
RECENSIONE
La storia
breve di Nicola e Margherita entra nei cuori di tutti, soprattutto di chi ha il
dolore dentro di un amore non vissuto appieno, oppure di un amore perduto che,
con l’andare del tempo, si è smarrito a causa della vita stessa che unisce e
divide.
Si sa che gli
amori veri non finiscono mai per davvero, anche quando sembra che in realtà siano bloccati in una
sorta di limbo, ma è anche vero che la fine di un amore è l’inizio di un pianto
che consuma, è come una canzone malinconica degli 883 proprio cantata negli
anni ’90.
Anni pieni di
lotte contro sé stessi, ma anche di bontà.
Gli anni
d’oro.
Gli anni in cui i social non c’erano e non si faceva altro che guardarsi in faccia e dirsi la verità. E poi fare di tutto per far fiorire quell’amore, per non farlo svanire.
“Ti odio. Ho fatto chilometri e chilometri solo per poter arrivare qui e dirtelo in faccia. Ti odio. Ti ho odiato dal momento esatto in cui hai deciso che le nostre vite non potevano continuare a essere sullo stesso binario.”
Un romanzo piccolo ma dall’ampio spettro romantico. I dettagli sono quelli di una lettera d’amore che Nicola scrive mentalmente e di continuo, di getto, a Margherita, ormai facente parte del suo passato più intimo.
L’autrice è molto brava nel saper rappresentare un amore delicato, fine, raffinato ma anche tosto, a volte scortese nonostante la gentilezza e la galanteria di Nicola. È infatti un bravo ragazzo lui, e anche lei lo è, ma il destino non vuole che stiano insieme. Un po’ per colpa di loro stessi e un po’ a causa di Pietro, personaggio abbastanza cinico anche se rimane sullo sfondo, i due non vivranno mai l’amore che avrebbero meritato e di cui avrebbero scritto probabilmente sui libri, sui testi delle canzoni.
“Quando una persona ci aggiusta il cuore con un solo e semplice sorriso, non è facile lasciarla andare, fingere che non abbia colorato le nostre giornate, che non ci abbia alleggerito l’anima, fatto sorridere in qualche modo stupido, perché si sa, quanto t’innamori sorridi, sorridi sempre e sei felice.”
Il romanzo è una storia tormentata che commuove il lettore che si sente un tutt’uno con la coppia, che è praticamente il personaggio principale. La cosa che mi è piaciuta di più è sicuramente l’incontro amoroso tra i due, che non scende mai nel volgare, poi i dettagli minuziosi, che fanno vivere i personaggi, li rendono realistici, e in seguito, ma non per mancanza di bellezza, l’emotività che traspare in Nicola, che nonostante sia ormai uomo, riesce ancora a commuoversi e a disperarsi per una lettera inviata da Margherita vent’anni dopo.
Il racconto – romanzo in questione ripercorre anche grazie ai titoli dei capitoli molto particolari, le canzoni di Max Pezzali e all’interno della storia infatti vengono citati dei brani, che conferiscono alla lettura una brillante idea d’amore platonico ma anche fisico, sensibile e adulto nonostante il suo essere ancora così acerbo.
Nicola parla
per tutto il tempo di Margherita, ma non ne parla con nessuno, a parte con sé stesso, perciò
vi è un dialogo aperto intimo con il proprio io, con ciò che ha passato con
lei, nelle giornate vive d’amore e anche di tradimento.
Perché anche gli amori più belli purtroppo devono avere un sapore amaro in bocca, e non bastano degli occhi verdi a mitigare il dolore.
“Un
mucchietto di te, Margherita. Mi hai lasciato solo questo. Un mucchietto di
ricordi.”
In conclusione, tutto ciò che di bello c’è nell’amore viene tradotto nelle canzoni preferite dei due, dal Karaoke di Fiorello che negli anni novanta era davvero un must, e poi i baci veri dati non per gioco, ma perché ci si credeva davvero negli anni novanta a quegli amori sinceri e un po’ testardi, anche disperatamente tragici talvolta. Amori da dichiarare, perché poi potrebbe essere davvero tardi. E rischiare di sentirsi pure male, per un amore che se ne va come un alito di vento.
Un romanzo
che ha l’elemento sensibile di un fiore e che si traduce facilmente e abilmente
in un piccolo grande mito.
VOTO IN COCCOLE: 5
FIRMA DEL
RECENSORE: ROBERTA CANU
*Ringraziamo l’autrice per la copia digitale dell’opera*
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