TITOLO: Di cenere
e di carne
AUTORE: Laura
Vegliamore
EDITORE: Words
Edizioni
GENERE: Paranormal
storico
FORMATO: Ebook (2,99)
- Cartaceo (15,90)
DISPONIBILE SU
AMAZON
E IN TUTTE LE LIBRERIE
Come farò a riconoscerti quando il mondo sarà finito?
TRAMA
Cresciuta in convento, Lucrezia non sa nulla della vita. Ha però un dono: è
capace di far vivere le parole. Per questo viene scelta come dama di compagnia
di un’eccentrica contessa, affinché legga per lei ad alta voce nelle stanze del
suo palazzo, a volte per ore e senza che nessuno l’ascolti. È in uno dei vecchi
volumi, che Lucrezia scopre qualcosa che sarebbe dovuto rimanere celato: un
messaggio d’amore, da parte di un uomo coperto d’infamia.
Il figlio del demonio.
L’assassino.
Thomas ha sei anni quando per la prima volta sente bruciare la sua pelle. Non
sa che ben presto quel dolore nella carne e le strane parole che gli escono dal
petto con prepotenza gli cambieranno la vita. Tra le stanze affrescate di
quello stesso palazzo, passato e presente sembrano confondersi e fondersi in un
percorso già tracciato. Ma cos’è davvero il destino? Una condanna alla
malvagità, la risposta a una vita incompleta o l’incontro di due anime che si
sono rincorse attraverso i secoli? E cosa possiamo fare di fronte a esso se non
accettare la nostra impotenza?
BIOGRAFIA AUTRICE:
Laura Vegliamore è nata a Roma nel
1989. Dopo essersi diplomata in recitazione all’Accademia Internazionale di Teatro
si è trasferita a Parigi dove ha vissuto per tre anni, lavorando come agente
museale. Appassionata di storia e luoghi antichi, lettrice devota fin
dall’infanzia, ha sempre adorato scrivere e, una volta tornata in Italia, si è
decisa a dedicarsi a questa passione anima e corpo. Già autrice del romance
storico Terraferma (Dri Editore, 2020) per Words Edizioni, oltre a Di
cenere e di carne, ha pubblicato il romanzo di narrativa contemporanea Novembre.
ESTRATTI:
1.Fu un odore, la prima cosa a spalancarsi
davanti a Lucrezia. Odore di polvere e carta, di legno e parole, di aria secca
e tempo rimasto incastrato, sospeso.
Mosse qualche passo e si fermò ad
accarezzare quel soffio, a prenderselo nei polmoni e a farlo suo, avvolgerlo
con i propri sensi e sentirlo davvero, fin dentro lo stomaco.
Poi, vide
quell’odore. Enorme e caldo, spezzettato in tasselli di pelle, nei dorsi di
migliaia di libri, poggiati su scaffali alti, che quasi arrivavano fino al
soffitto. Le pareti ne erano ricoperte su entrambi i lati, ma a est lasciavano
appena lo spazio a quattro grandi finestre e alla luce del sole che inondava
l’intera stanza.
Era un mondo che Lucrezia conosceva, in
cui poteva muoversi senza paura, senza sentirsi fragile o nascosta. Poteva
essere, poteva toccare i solchi spessi sulla carta, prenderli e farli propri.
Stringere le parole tra le dita e farsele sciogliere sulla lingua e,
finalmente, lasciarle andare di nuovo, più splendenti e calde, più vive e
vibranti.
2.Thomas fece
un passo. Lei non si mosse. Un nome cercò di emergere dal fitto groviglio di
sensazioni che gli esplodevano in petto, ma lui non riuscì a distinguerlo.
Non era più
niente, ma finalmente sapeva di esistere.
Infine lei
parlò, la sua voce venne a prenderlo, si poggiò sul buio che gli chiudeva i
sensi, echeggiò nel dolore che gli allargava il petto.
«Elias» mormorò
la sconosciuta, prima di avvicinarsi e sfiorargli il braccio con le dita.
3. Rimase immobile, col respiro mozzato.
Si portò una mano alla bocca ancora intorpidita e si sentì scivolare a terra,
la schiena contro il muro, il braccio destro che pulsava dolorosamente nel
punto in cui lui l’aveva stretto.
L’aria intorno era ferma, ormai. Buia e
inafferrabile, ora che il fuoco si era spento del tutto.
Non ricordò di essersi alzata, né di aver
percorso la strada a ritroso per tornare in camera sua. Si ritrovò seduta sul
suo letto con una mano sul petto, nella speranza che il cuore smettesse di
battere così forte. Nella mente, angosciante e pericolosamente vivida,
l’immagine di quella faccia, alla luce traballante delle fiamme. E la fredda e
disarmante consapevolezza di averla vista, coperta per metà dalla barba
incolta.
Una macchia scura come il sangue, che
arrivava quasi a ricoprirgli l’occhio destro.
Si sdraiò e si rannicchiò su se stessa,
come a volersi proteggere. Si strofinò a lungo il braccio, cercando di
scacciare la sensazione di quella mano che lo stringeva. Pianse a lungo ed era
ormai l’alba, quando finalmente si addormentò.
4. «Rimarrà con me fino alla fine del
mondo?»
Glielo disse come fanno i bambini,
fingendo un’ingenuità che la faceva sorridere.
«Anche oltre.»
Finse un cipiglio solenne, ma Lucrezia si
accorse che gli veniva da ridere.
«Oltre la fine del mondo?»
Forse era seria, forse giocava ancora.
Elias si mosse, posò una mano sulla sua guancia.
«Oltre. E anche di più.»
Rimasero sospesi per un istante, un
battito cardiaco lento, solenne. Lucrezia avvertì un brivido, le solleticò
appena la nuca.
Oltre. E anche di più.
Lo pensava davvero, tanto che l’avrebbe
gridato al mondo intero. Gli sorrise, più sicura. Tornò sul suo petto e lasciò
che Elias le circondasse con le braccia.
Rimasero così, fermi e sazi, stanchi e
completi.
«Come farò a riconoscerti quando il mondo
sarà finito?» mormorò ancora, quasi senza pensare. Elias strinse di più, come
se non avesse voluto lasciarla scappare.
«Sarà come un lampo sotto la pelle.»
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