ESTRATTI
George si sporse oltre il bancone.
«Ti ho visto, sai! Non sei di certo uno stratega nello spionaggio» disse sottovoce guardandolo negli occhi in maniera eloquente.
L'uomo si irrigidì e, offeso dalle illazioni di George, lo guardò accigliato.
«Senta, non ho tempo da perdere! Ha idea di che libro sta cercando?»
Benché George non fosse pienamente sicuro di rivolgersi alla persona giusta, come suo solito decise di rischiare.
«E se cercassi il libro "I segreti di Maurizio?"»
Il bibliotecario appena udì le parole dello spacciatore sbiancò.
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Il prete aprì il bigliettino e ne lesse il contenuto.
"I nostri ospiti stanno diventando troppo curiosi. Incontriamoci a mezzanotte dove i gemelli non possono mai abbracciarsi per decidere come cacciarli dalla nostra casa.
D.R."
Oreste sbiancò. Cercò rapidamente nelle tasche una penna e un pezzo di carta su cui annotare il messaggio. Scrisse velocemente e poi richiuse il biglietto nella sfera.
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Michele non poté vedere l'espressione sul volto dell'uomo, ma quando ascoltò la sua risposta capì che non si era fatto certo intimidire da quel poco di buono.
«Vuoi davvero che ti mostri cosa succede se mi fai arrabbiare? Forse hai dimenticato cosa è successo a tuo fratello? Credo sia il caso di rinfrescare la memoria a tutti voi!»
Dicendo questo il vecchio batté due volte il bastone sui ciottoli del vialetto, come a voler iniziare un rituale sciamanico. Quel gesto bastò a far sbiancare il ragazzo e i suoi amici, che cambiarono completamente atteggiamento.
«Ehi, calmati Max. Noi volevamo solo fargli uno scherzo, niente di più!» si giustificò il bullo.
«Sì, non agitarti… Ce ne andiamo!» aggiunse un altro.
Il vecchio restò a fissare i ragazzi mentre si allontanavano e, quando il gruppo sparì dietro l'angolo, tornò sui suoi passi in direzione dell'investigatore.
Arrivato di fronte a Michele, pur mantenendo lo sguardo dritto di fronte a sé, gli disse:
«Dovresti dire al tuo amico di fare più attenzione a dare gli appuntamenti: non è saggio girare per Pietraporzio da soli la sera!»
Michele non rispose nulla. Si limitò a deglutire: quell'uomo intimoriva anche lui, sebbene fosse la prima volta che lo vedeva.
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Il gruppo scese più di una trentina di scalini e arrivò a un'altra porta; per loro fortuna quella era socchiusa. I cinque entrarono in una grande stanza scavata nel tufo al cui centro c'era un pentacolo disegnato con della vernice rossa e un altare in pietra con sopra un calice, un libro e alcune candele; a ridosso delle pareti c'erano degli armadi piuttosto datati, ma ancora in buono stato.
«Ehi, ma dove siamo finiti?» esclamò Emanuele provando una certa agitazione.
Tastando le pareti George riuscì a scovare l'interruttore della luce e quando la accese un'unica lampadina al centro del soffitto illuminò tutto l'ambiente di un rosso porpora che andava sfumandosi verso le pareti e rendeva ancora più inquietante l'ambiente.
«Hanno pure messo una lampadina colorata di rosso. Sembra di essere all'Inferno» commentò l'ex soldato sempre più inquieto.
«E poi dicono a me che sono strano!» disse George divertito osservando quel gioco di luce e ombra.
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«Te lo hanno detto che nei film, però, finisce sempre che i cattivi muoiono tutti?» replicò George riacquistando un po' della sua spavalderia.
Lui abbozzò un sorriso davanti alla sfrontatezza dello spacciatore.
«È vero, ma questo non è un film. Sai, tutti coloro che hanno deciso di venire qui per cercare di risolvere i misteri di Pietraporzio poi sono svaniti nella nebbia delle nostre vallate.»
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«Luca, Luca… sei un giovane sempre pieno di entusiasmo e impulsività. Dovresti aver imparato che la forza non conduce al successo. "Divide et impera"… Sai chi pronunciò questa frase?»
A quella domanda Luca tentennò cercando di far mente locale.
«Giulio Cesare, ma che cosa c'entra?»
«Risposta sbagliata! Fu Filippo il Macedone a pronunciarla. Era un grande combattente Filippo, ma la forza stava nella tattica… Per poter sconfiggere le armate nemiche è necessario prima dividerle, per poi ridurle in modo che non diventino un problema. Quindi se noi eliminiamo uno alla volta quei ficcanaso non avremo problemi. Invece in gruppo possono essere molto pericolosi, lo dimostra il fatto che a pochi giorni dal loro arrivo hanno scoperto più cose di quanto abbiano fatto gli altri durante gli anni.»
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