SEGNALAZIONE USCITA: Sabbia Bianca (I Giganti del Calcio Storico #1) di Pitti Duchamp


TITOLO: Sabbia Bianca (I Giganti del Calcio Storico #1)

AUTORE: Pitti Duchamp

EDITORE: Words Edizioni

GENERE: Romance Contemporaneo

FORMATO: Ebook (2,99 – 0,99 nel giorno d’uscita) - Cartaceo (15,90)

Pagine: da definire

DISPONIBILE SU AMAZON E IN TUTTE LE LIBRERIE


Lei è un’anima fragile. Lui un gladiatore moderno disposto a tutto per averla.

Sullo sfondo Firenze. Vera, cruda. Meravigliosa.


TRAMA

La perfezione, ecco cosa pretende l’avvocato Leopoldo Carsini dalla vita. Quando conosce Olimpia, quello a cui mira in ogni cosa che fa si concretizza nell’azzurro intenso dei suoi occhi. Lei ha tutte le carte in regola per stargli accanto e lui la vuole, spinto da un desiderio razionale distante da ogni sentimentalismo. Ma la complessità di Olimpia si svela a poco a poco, durante la ricerca di un fratello sparito nel nulla, mentre riaffiorano dispiaceri e solitudine da un passato familiare sofferto. E così, il cuore di Leo, impantanato nella sabbia di piazza Santa Croce, là dove le partite del calcio storico fiorentino danno vita a leggendari scontri tra gladiatori moderni, comincia a battere più forte. Una storia d’amore e di cambiamento con tre protagonisti: un avvocato dalla doppia faccia, una ragazza di buoni sentimenti e una Firenze sospesa tra il presente e un passato attualissimo, vissuta, graffiata, leccata e amata.


L’AUTRICE

Nata nel 1981 sotto il segno del Leone a Firenze. Vive tutt’ora nella provincia di Firenze, sulle colline del Mugello, con il marito rugbista, due bimbi indisciplinati e un cane anarchico. Appassionata di Burlesque e collezionista di pezzi vintage di arredamento e moda cerca di coniugare i suoi interessi scrivendo e leggendo romance storici. Se avesse del tempo libero adorerebbe trascorrerlo tra i rigattieri e i robivecchi del centro di Firenze.

È amante della storia in particolare quella dell’Europa tra il 1500 ed il 1900, i quattrocento anni che hanno creato la modernità per come la conosciamo oggi in termini di arte, pensiero filosofico e scientifico, socialità. Apprezza nelle persone più di tutto la gentilezza, il garbo e la buona educazione, quel non so che nel portamento che fa di una donna una dama e di un uomo un signore. In self ha pubblicato per la serie D’amore e d’Italia: L’Arabesco, Lupo di primavera, La gran dama, Il pugnale e la perla nera, La fiamma del ghiaccio.

Ha partecipato alla raccolta Natale a Pemberly con uno scritto ispirato a Orgoglio e pregiudizio e alla raccolta Cuori fra le righe con un racconto ambientato durante la Grande guerra. Per Dri Editore ha pubblicato Frittelle al miele e altre dolcezze, il primo regency, e Stupefacente banalità, un romance contemporaneo. Con Words Edizioni ha pubblicato il regency Il Farabutto e la Sgualdrina.

Sabbia Bianca è il primo volume autoconclusivo della tetralogia I Giganti del Calcio Storico.


ESTRATTI

Leo era attaccato a Firenze in un modo che solo i fiorentini possono comprendere. Era la sua parte migliore Firenze, la sua identità e il suo cuore viola, l’unico motivo che scatenava in lui forsennati batticuori. Era la luce abbagliante dei fuochi d’artificio di San Giovanni, le poltroncine scomode di legno dell’ex cinema Odeon, era le forche a scuola per andare sul Forte Belvedere a pomiciare con la ragazzina di turno. Firenze era il lampredotto di Nerbone al mercato di San Lorenzo, il Brindellone per Pasqua trainato dai buoi bianchi con le corna appuntite, i Madonnari di Por Santa Maria e il mercato del Porcellino, erano gli stornelli volgari di Marasco e gli scherzi cattivi di Amici miei. Firenze era l’Arno e la sua forza devastante quando s’incazzava e portava via tutto, e i bomboloni di via del Corso che scendevano dallo scivolo e finivano nello zucchero. Era la Fiorentina di Giancarlo Antognoni, Dunga,

Roberto Baggio, Rui Costa, Toldo, Gabriel Omar Batistuta, Luca Toni. Era la Curva Fiesole e la Ferrovia ed era la Vecchia guardia, il club di tifosi di cui Leo faceva parte. Firenze era sotto la sua pelle e chi ne parlava, bene o male, senza essere fiorentino, lo irritava. Chi non era fiorentino non aveva diritto di parlare di Firenze, poteva solo adorarla.

“Senti, facciamo così, quando sarai a pezzi perché lui sarà stato più bastardo di tutti i bastardi, ricordati di me, Olimpia.”

«Pensi al perché lei mi vuole conquistare. È solo perché le va di aggiungere un nuovo nome alla lunghissima lista? O perché magari le sto resistendo ed è ferito nell’orgoglio. Perché?» domandò.

«Ha lasciato fuori il motivo più importante.»

Leo si alzò dalla sedia, aggressivo e seducente, e si avvicinò lentamente illuminato dalla luce di un lampione, una tigre lenta e inesorabile che stava per azzannarla. All’improvviso la bocca le parve felpata, la lingua gonfia e le labbra presero vita, protese verso di lui che si stava avvicinando.

«Qual è il motivo più importante?» gli chiese, con le mani grandi di Leo che scivolarono a scaldarle le guance raggelate. Piegò la testa indietro per guardarlo in viso mentre le braccia, dotate di proprio potere decisionale, entrarono dentro il giaccone aperto di lui alla ricerca del tepore della sua schiena contratta per lo sforzo di non stringerla troppo. La lingua saettò fuori, incapace di aspettare ancora di essere azzannata da quella del suo predatore, e prima che Olimpia la ritraesse l’avvocato se ne impadronì, posando le labbra sulle sue. Calde, umide, esigenti. Lui sapeva di soddisfazione e appagamento, sapeva di piaceri saziati e pace dopo l’orgasmo. Odorava di dopobarba e di maschio che sa fare l’amore in un modo unico e speciale. Lo spessore ruvido delle sue mani scese sul collo e poi scivolò sulle spalle attraverso il cappotto, sulle braccia e si infilò tra le maniche e l’addome cingendo d’assedio la vita, stringendola in una morsa dolcissima.

«Ti desidero, voglio fare l’amore con te e poi ancora e ancora e non voglio staccarmi più» le mormorò con i nasi che si sfioravano.

«Mi innamorerò di te e tu mi spezzerai il cuore. Ti stancherai, mi getterai via e io non sopporterò di diventare solo un ingombro.»

Olimpia respirava sussurrandogli nella bocca, vicinissima a lui anche senza la costrizione delle sue mani a trattenerle la testa.

«Non possiamo conoscere il futuro, nessuno può. Potresti essere tu a spezzarmi il cuore. Potresti essere tu a gettarmi via» le bisbigliò parlandole con pazienza a un millimetro dal volto, inspirando l’essenza di vaniglia e chissà cosa che sulle labbra di Olimpia si era mischiata al sapore amarognolo della birra.

«Baciami ancora.»

 

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