Recensione: Un nobile orrore di Rosita Mazzei




Titolo: Un nobile orrore
Autore: Rosita Mazzei
Editore: PubMe (collana Belle Epoque)
Genere: Narrativa storica
Data pubblicazione: 19 Luglio 2020
Formato: Ebook €1,00  Cartaceo //
Autoconclusivo



SINOSSI

"Un nobile orrore" è un romanzo, o racconto lungo, epistolare dalle tinte noir e di ambientazione storica. Esso è collocato temporalmente tra il 1870 e il 1871 ed è liberamente ispirato alla storia vera di tre serial killers: l’inglese Jack lo squartatore e gli italiani Antonio Boggia e Vincenzo Verzeni, tutti operativi alla fine dell’Ottocento.Una giovane donna, Beatrice Ruffolo, tramite missive, racconta la propria vita in un mondo che va avanti sia culturalmente che tecnologicamente, mentre i suoi genitori cercano di convincerla a sposarsi per puro interesse economico.

Tramite le lettere dai vari personaggi veniamo a sapere dei folli delitti commessi in una piccola cittadina italiana, mentre la storia della protagonista si intreccia a fatti agghiaccianti e molto più grandi di lei. La voglia di libertà di Beatrice dovrà fare i conti con una serie di omicidi brutali apparentemente molto distanti dalla sua vicenda personale.


RECENSIONE
“L’uomo, un pittore decoratore, il cui nome è Giovanni Murier, da qualche mese non aveva più notizie della madre, ma non se n’è molto preoccupato, conoscendo l’indole ribelle e poco costante della stessa e, soprattutto avendo con ella un rapporto non certo idilliaco.”

Un gioiellino di arte letteraria, ecco cos’è questo racconto lungo o romanzo, intenso e mai banale. Esso ci propone una vicenda ben narrata in cui la protagonista, Beatrice, si sofferma sottoforma di epistole ( o missive) nell’intimità delle vicende che, seppur siano poche, costruiscono attorno al libro un alone di mistero e fascino incredibili. Della ragazza in questione sappiamo che ha ventidue anni, che è italiana e infatti vive in Italia e che ha una sorella di nome Adelaide a cui scrive le lettere in cui si sfoga veramente tanto, quasi da far piangere il lettore. C’è un senso di angoscia nelle sue parole, lei che deve andare in sposa ad un uomo che non ama e che nell’800 è di uso comune, nei genitori, compiacere più la figura maschile piuttosto che quella femminile. La ragazza non ha infatti alcun diritto, si sente reclusa, emarginata, si sente vittima della società retrograda.
I passi della tecnologia sembrano vanificare quel sentimento che c’è in lei, quell’espressione di coraggio e forza insita nel suo essere, perché sì è giovane, ma Beatrice è una con la testa sulle spalle, è seria e dolce, sembra un passerotto e la immaginiamo in tutto il suo splendore ottocentesco, unito ad una immensa malinconia che le vela gli occhi.
Il libro inoltre fa sfoggio della cultura tipica di quei tempi, si rifà a Edgar Allan Poe ( Plutone, il gatto nero) cita testualmente Frankenstein di Mary Shelley e altre opere di diversi autori molto importanti e di grande rilievo.
Tutto ciò che ci rivela il romanzo breve è scandito dal logorio della vita che sembra andarsene, così come la morte che viene e va a suo piacimento. Le figure maligne che operano all’interno della storia sembrano quasi vampiresche, tanto brutali quanto affascinanti per gli amanti del genere, ma non si cade mai nell’atrocità. Vi è questa patina di malessere, il mal di vivere che sembrò colpire i letterati di quell’epoca e le anime sensibili e affini, come Beatrice.
“La scena che si è presentata alle forze dell’ordine è stata descritta come proveniente direttamente dalla descrizione dell’Inferno di Dante Alighieri. Le Fiere attendono con ansia il triste mietitore dalle spoglie umane. Quale destino di perdizione attende un’umanità capace di fare questo ai propri simili?”

Sembra un sogno dentro un sogno, in uno stile che potrebbe risultare ostico data l’epoca in cui è ambientato  ma che invece è tutto scorrevole, lineare e senza sobbalzi o debacle. Non noto nemmeno i piccolissimi  refusi che mi è capitato di leggere, perché sono delle sviste che non rovinano la bellissima storia. L’autrice ha una grande cultura e un arricchimento morale, sociale dell’epoca ottocentesca.
“Vi pregherei pertanto di non continuare a illudere il mio povero cuore su una visione puramente onirica che non potrà mai avere alcuna concretizzazione all’interno del mondo reale. Non prendetevi beffa di me, vi prego, lo fa già abbastanza il destino.”
La bella epoca che con i suoi carnefici da un lato e le sue vittime dall’altra, si congeda con un inchino quasi fiabesco, senza svelare completamente la morale o il fine.
Le lettere che Beatrice e anche sua sorella e altri personaggi inviano ai destinatari sono brevissime ma pregne di significato, di quel dolce ma arguto senso del macabro che ci piace tanto!
Oserei dire, infine Miscellanea, ovvero un intreccio di elementi, un ingorgo dentro uno sguardo introspettivo che nutre e toglie, toglie e poi nutre di nuovo, lasciando il lettore con il fiato sospeso e magari anche le luci accese…
 5 Coccole
Roberta Canu




*Ringraziamo la Casa Editrice e l’autrice per la copia digitale*. 

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