Coccolosi della galassia, c’è ancora bisogno di
presentazioni?
Ecco a voi Riccardo e Nina… Buona lettura!
Capitolo
6
“Ti ammazzo! Se mi sveglierai un’altra mattina, ti
ammazzo!” -ruggisco in direzione di Baster.
“Sai, che sono qui non per puro piacere… Dobbiamo fare
quella cosa!” - spiega con il viso immerso in una busta di patatine.
“Non hai i cereali!” - commento, sollevandomi dal
letto
“Che ore sono?” - chiedo ancora.
“Mi fa piacere che sei attenta ai dettagli! Manca solo
mezz’ora al pranzo…Sbaglio o hai il turno di cucina con Riccardo, oggi?” -
domanda ironico.
“Cazzo, Baster! Cazzo!” - urlo, ormai in panico.
“Si, me lo faccio bastare come ringraziamento!” -
sorride Baster, raggiungendomi in bagno.
“Se tra venti secondi non sono giù, mi metterà al
rogo!” - biascico con difficoltà, con lo spazzolino tra i denti.
“Lo so, per questo ti ho svegliata solo all’ultimo
minuto!” - sorride, lanciandomi i vestiti.
Afferro la tuta, la felpa e le scarpe: mi spoglio, mi
lavo , mi rivesto, mi sistemo i capelli in meno di dieci minuti. “Che nessuno
faccia incazzare il Capo”-questo, sembra il motto della giornata. I nostri
occhi non si sono ancora incrociati ed i nostri corpi nemmeno sfiorati, non mi
ha ancora guardata e di ieri notte ho solo un vago ricordo… Riccardo al centro
della stanza, una lacrima sulle sue gote, le bottiglie sul pavimento , il
sangue sul palmo della mano e una voce che sussurra: “Sei l’ultima persona che
voglio vedere!”- non ricordo di aver avuto risvegli peggiori.
Dalle scale c’è Jack che sgrana gli occhi a mo’ di
rimprovero, invitandomi a raggiungere il Capo ai fornelli.
Ho il respiro affannato ed i nervi tesi, eppure ho un
maledetto bisogno di incontrare ancora una volta i suoi occhi.
“Buongiorno…” - sussurro con voce bassa.
Riccardo si volta ma non mi guarda per davvero, gli
basta intravedere la mia sagoma. Mi porge una busta con dell’insalata e dei
pomodori ed un vassoio, ritornando immediatamente ai fornelli: tutto come i
primi giorni, ancora distanti, ancora silenziosi, ancora estranei.
Naomi si accorge della mia presenza e ci raggiunge al
banco della colazione, giocherella con della frutta e prende a guardarmi
circospetta poi con aria innocente, rivolgendosi a Riccardo, esordisce:
“Se fossi accusato di omicidio e ti chiedessero di
descrivere cosa hai fatto tre mesi fa, riusciresti a ricordarlo?”
Abbasso lo sguardo e tiro un lungo sospiro, in attesa
dei festeggiamenti che si terranno proprio qui, innanzi ai miei occhi.
“No, molto probabilmente no!” - sussurra Riccardo che
è all’oscuro della festicciola organizzata in onore del suo amore per Naomi.
“Ehm…. io si!” - precisa lei.
Immergo ogni foglia di insalata nell’acqua e quasi
come se fosse il mio corpo, spingo giù, sempre con più forza, impedendo alle
verdure di risalire, lasciandole annegare, inconsapevoli del destino che ho
scelto per loro. E proprio allo stesso modo, io divento insalata nelle mani di
Naomi, che spinge più affondo, impedendomi di risalire, di salvarmi.
“E sai perchè?” - continua, completamente ignorata da
Riccardo.
“Perchè in quel giorno, un uomo barbuto con i capelli
raccolti in un codino, mi ha invitata a cena… una splendida cena!” - sussurra
con la voce provocante.
Stringo così forte le foglie da sentire ogni piccola
particella spezzarsi e frantumarsi tra le mie mani, invidiando quella morte
senza dolore. Socchiudo gli occhi ispirando tutta l’ossigeno che man mano
sembra diminuire nel mio corpo e col viso basso mi abbandono al nulla, al
vuoto, all’assenza.
“Wow…Posso contare sulla tua memoria nel caso in cui
mi accusino di omicidio!” - sorride Riccardo, tergiversando.
“Se è pulita , la condisco io!” - aggiunge riferendosi
a me, forse, impietosito dal mio corpo inerme e dalle mie mani immobilizzate.
Il Capo ha una fasciatura intorno al polso e mi chiedo
da chi abbia accettato le cure che da me ha rifiutato.
Li vedo accarezzarsi e baciarsi, riesco quasi ad
immaginare Naomi che distesa sul letto, fascia con delicatezza la mano del mio
uomo e che con grazia si assicura che quelle mani non toccheranno altro, non
sfioreranno altri, non penseranno ad altro.
“Ehi, Jo!” - esclama Jack alla porta, accogliendo in
casa il nostro babysitter.
“Ehilà, ragazzi!” - risponde, poco entusiasta.
“Devo parlarvi!” - aggiunge con freddezza.
“Di’ pure!” - sussurra Riccardo, distraendosi dai
fornelli.
“Sapete? Io non vorrei davvero mettervi i bastoni tra
le ruote né darvi note negative ma quello che è successo stanotte non posso non
riferirlo. Almeno quindici bottiglie spaccate, cosa vi prende? Quando lo saprà
Tom, non la passerete liscia, non stavolta!“ - sentenzia deluso-
Riccardo fa un passo avanti, tirando un lungo sospiro
e prima che possa cominciare a spiegare, intervengo:
“é colpa mia! Jo, è tutta colpa mia!” -
Jack mi guarda sconvolto disapprovando la mia scelta,
Naomi si avvicina, curiosa della spiegazione e Jo concentra il suo sguardo
irato su di me.
“Sono entrata nella sala degli alcolici, avevo una
bottiglia tra le mani ed improvvisamente è andata via la luce. Stavo per
tornare indietro ma il pavimento era umido e scivoloso, così ho perso
l’equilibrio: ho provato ad aggrapparmi a qualcosa, ma con le mani occupate
sono riuscita solo a creare un disastro, facendo cadere le altre bottiglie…” -
spiego con tono tremolante.
State pensando al perchè l’ho fatto? Forse perchè mi
sento responsabile quanto Riccardo, di quel disastro.
Ha agito così, quando ha assistito al ballo tra me e
Kim, non un attimo prima, non un giorno dopo: esattamente quando il mio corpo
era tra altre braccia e ci stava maledettamente bene. Forse è solo un modo per
chiedergli scusa o forse è un altro modo che ho inventato per dirgli - Ti
amo!-.
“Ti sei fatta male?” - commenta Jo, che ha quasi
dimenticato la delusione di qualche secondo prima.
“Nulla di grave!” - rispondo con aria commossa.
“Vi chiedo scusa per aver dubitato di voi!” - sussurra
Jo, mortificato.
“Accettiamo le scuse solo se resti a pranzo da noi!” -
propone Jack.
“Se non mi avvelenate…” - si assicura il nostro
controllore.
Riccardo resta a fissarmi impalato per qualche minuto,
tenendo una ciotola tra le mani ed uno sguardo perso, quasi smarrito in un
posto sperduto dei miei occhi. Non parla ma riesco a sentire il suo pensiero
che è più chiaro delle sue parole: mi sta dicendo- Grazie!-
“Com’è andata la prima sera con quelli nuovi?” -
domanda Jo.
Riccardo fa una smorfia sgraziata, contrariata.
“Il barman è un gran tipo!” - interviene Baster,
impedendo al Capo di dire la sua.
“Ma anche un bel tipo…” - sostiene maliziosa Naomi che
sembra avere il radar per gli uomini intorno a me.
“è da ieri che tutti parlate del nuovo barman,
possibile che solo io non lo conosca?” - protesta Giulia.
“Ed è bene che questa situazione duri a lungo!” -
avverte timoroso il suo uomo.
“Jack, te la stai facendo sotto?” - si prende gioco di
lui, Jo.
“Quel barman sembra uscito da un’agenzia di moda!” -
precisa Jack.
“Mi ha chiesto di tenere le lezioni di ballo con
Daisy!” - esclama il nostro controllore, tutto d’un fiato, lasciandoci tutti
stupefatti.
Tutti gli sguardi sono puntati su di me, tutti eccetto
quello di Riccardo che si alza di scatto e getta via la pasta rimanente dal suo
piatto, raggiungendo il divano ed accendendo un sigaro.
“E tu cosa gli hai detto?” - domanda Baster eccitato.
“Che se a Daisy va bene, per me è ok!” - sostiene lui.
“Sicuro Jo?” - Baster lo mette in guardia rincarando
la dose, poi aggiunge “Io l’ho visto ballare quello lì… Quella non è danza.
Quel tipo fa sesso quando si muove!” - avverte sarcastico Baster.
“E se ballasse in quel modo, con una nonnina tra le
braccia?” - Jack si alza e prende ad imitarlo tra le risate di tutti.
“Forse avrà anche uno scantinato di balli proibiti,
come in quel film!” - ipotizza Baster accompagnando Jack nell’imitazione.
“Do you love me?Do you love me? Watch me now! ” -urla
Sergio, riproponendo la canzone di Dirty Dancing.
Si attacca al corpo di Jack e prende a muoversi
imitando i passi audaci e calorosi di quel famoso scantinato dei balli proibiti
.
“Abbiamo dei cocomeri, per far bene la scena?” -
domanda Jack, entrando nel personaggio.
“Baby la fai tu!”- ordina Sergio.
“Io ho portato un cocomero!” - starnazza Jack
riducendoci tutti in lacrime.
“Ma che bastardi! Invidiosi Bastardi!” - commenta Jo,
poi aggiunge “Non credo che balli con tutte così, forse, è solo interessato a
Daisy ! “- spiega ridendo per l’imbarazzante balletto dei tre coglioni e prende
a guardare Riccardo in segno di sfida: Jo è in attesa di una reazione che non
avrà mai ma non aggiungo nulla, non sarò io a deludere le sue aspettative, non
ancora.
“Daisy, Illuminaci! Cosa pensi di questo nuovo
corteggiatore?” - domanda Naomi con lo sguardo velenoso .
“Penso che sia un raggio di sole in mezzo a tutta
questa merda, te compresa! Ma grazie per avermelo chiesto!” - sorrido con
gentilezza.
Jack torna serio e tenta di distrarre Jo con uno
strambo balletto, Naomi guarda il suo uomo, in cerca di una sentenza definitiva
che mi condanni all’esilio, Riccardo si volta di scatto nella mia direzione ma
il suo sguardo è assente, quasi vuoto, come se fosse altrove, Baster ha gli
occhi di quando gli Yankees vincono il campionato di baseball: orgoglioso del
mostro che ha sostenuto dagli spogliatoi agli allenamenti.
“Qualcuno ha chiesto al capo, di farmi da partner
nelle lezioni di ballo…” - sostengo vanitosa, guardando sottocchio Kim.
Quando mi ha vista entrare, mi ha scrutata così a
lungo e così intensamente da fami quasi dubitare di essermi vestita.
“Qualcuno ha fatto i compiti a casa!” - rilancia lui,
soddisfatto.
“Stai spaventando un po’ tutti qui…” - lo avverto.
“Spaventando?” - domanda curioso.
“Ormai ci conosciamo tutti al Resort, sono anni che
trascorriamo il Natale insieme: è quasi una tradizione. Così, ognuno ha le sue
prede, le sue speranze, le sue sicurezze. E poi arrivi tu la prima sera e
conquisti gli sguardi dei presenti, atteggiandoti come Johnny di Dirty Dancing
ed hai fatto incazzare tutti i maschietti.”
“Tutti o solo il capo- staff?” - chiede provocatorio.
“Il fotografo, quello lì” - indico Baster -“Va in giro
a dire che quando ti muovi non balli ma fai sesso!“
“Wow… quand’è che balliamo di nuovo, io e te?”-
domanda seducente.
“Professionalità!” - lo ammonisco.
“Io sto parlando solo di un ballo innocente!” - alza
le mani in segno di scuse.
“L’innocenza, è l’unica cosa che non ho letto nel tuo
sguardo!” - commento ironica.
“Immagino che il tuo flirtometro sia già pieno!” -
indico il barattolo riposto alla sua postazione.
“Mi spieghi come funziona? Non mi è chiaro e… non
penso che il capo-staff sia così gentile da spiegarmelo!” - ammette Kim.
“Ogni persona che vuole fare una recensione sul tuo
operato, scrive un biglietto e lo inserisce nel barattolo che porta il tuo nome
sopra, e la regola è che puoi leggere i biglietti solo alla serata di
chiusura.” - spiego, divertita.
“Ma in pubblico, devo leggerli?” - commenta
spaventato.
“Perché, se hai paura di qualche recensione bollente?”
- chiedo provocatoria.
“No, perchè sono stato così coglione da scriverti due
biglietti ed inserirli nel tuo barattolo e mi sono anche firmato!” - ammette
frustrato, provocando in me un isterico risolino.
“Sta tranquillo, Men! L’ultima notte verranno lette in
pubblico solo i bigliettini in quel calderone laggiù!” - indico un manufatto al
centro della sala. “Cioè quelle riferite a tutto lo staff o alla struttura, non
quelle personali!” - ammicco sorridente.
“Ehi, ciao!” -Naomi si affianca al bancone,
frapponendosi tra noi.
“Ciao!” - sussurra Kim, ignaro di essere al centro di
una guerra.
“Sono Naomi, la fidanzata di Ricky!” - sostiene
vanagloriosa.
“Che piacere! Sono Kim!” - afferma gentilmente.
“Quindi, balli davvero così bene?”- domanda lei con
aria di sfida.
“No, non davvero così bene. Poi dipende dal tuo
concetto di - ballare bene- “ sostiene lui
“Non mi resta che aspettare te e Daisy per una
dimostrazione..” - ammicca con il viso da miserabile bastardella, trovando la
chiave di volta per interrompere ogni rapporto tra me e Riccardo.
“Perchè non sei in animazione?” - la richiama
freddamente, il capo staff.
“Perchè sono venuta a prendermi un bacio!” - miagola
Naomi.
Mi volto di scatto, raggiungendo la sala alcolici
repentinamente. So di ingannare me stessa, so di illudermi ma no, io quel bacio
non devo vederlo, ne morirei, senza possibilità di salvezza.
La sala è messa a nuovo, nessuna traccia di dolore,
nessun odore di disperazione: non ci sono bottiglie di vodka e gin distrutte
sul pavimento ma ci sono io, ancora in piedi e tuttavia frantumata in mille
pezzi.
Sento dei passi raggiungermi alle spalle, non mi
volto, per evitare di mostrare il mio viso umido e lacrimante, pertanto mi
accovaccio, fingendo di cercare qualcosa tra gli scaffali.
“Tutto ok? abbiamo tutte le bottiglie?” - è Riccardo .
Annuisco senza voltarmi.
“Tra poco apriamo!” - mi avverte, prima di lasciare la
stanza.
“Qual è il drink più forte che sai preparare?” -
domando a Kim, una volta al banco.
“ehm..” - riflette, -“l’assenzio!” - risponde dopo
poco.
“Ok. Un assenzio!” - esordisco.
“Wow… Ho il privilegio di farti ubriacare?” - chiede
con aria onorata.
“Ce ne vorranno almeno quattro!” - risponde Baster,
intromettendosi.
“Novità?” - gli chiedo, riferendomi alla sorpresona
d’amore.
“Madame Bovary sarà qui un po’ prima della mezzanotte,
con una torta rosa a forma di cuore!” - commenta lui e poi aggiunge “Ho appena
sussurrato- torta rosa a forma di cuore- ed ho un bisogno immediato di alcol” -
rabbrividisce .
“Non so quali siano i vostri piani ma sono con voi!” -
sussurra Kim, preparando due drink.
“Amico, non vale così!” - lo ammonisce Baster,
aggiungendo un altro bicchiere.
“Se entri nel club, bevi con noi!” - spiega.
“Sono spaventato. Non oso immagino i rischi, entrando
in un club con voi!” - sussurra ironico Kim.
“Dai sei ai dieci anni di carcere, tutto qui” -
minimalizza il mio socio.
“A cosa si brida?” - chiede severo Riccardo.
“A tutto quello che succederà stanotte!” - risponde a
tono Baster, alzando il bicchiere nella sua direzione.
“Stanotte … o magari a tutto quello che accadrà nel
prossimo mese…” - risponde Ricky sfidandolo.
“Capo, ho conosciuto la tua ragazza, bella coppia!” -
esordisce Kim, guardandolo sott’occhio.
“Ehi! Ti ho permesso di entrare nel nostro club, non
di farci licenziare in massa!” - lo ammonisce Baster, noncurante della presenza
di Riccardo.
“Posso entrarci anche io in questo club?” - domanda il
Capo, rivolgendosi a Kim con tono severo.
“No, perchè è un club contro di te!” - si intromette
Baster.
“Wow… Ed immagino che voi tre siate i fondatori?” -
chiede provocatorio.
“Fondatori ma non gli unici componenti!” - risponde a
tono Baster.
“Articolo 2 dello Statuto del Resort: Chiunque
ostacoli l’operato dei leader, è sottoposto ad una sanzione disciplinare! Vi
siete appena guadagnati una nota negativa in tre! Complimenti , ragazzi! “ - si
congratula Riccardo, battendo le mani e allontanandosi lentamente da noi.
“Altre due note e sono finalmente libera!” - commento
vittoriosa.
“Sei vincolata dal contratto?” - domanda Kim
spiazzato.
“Si, questo è l’ultimo anno!” - spiego rilassata.
“Mi stai dicendo che ho solo venti giorni per
convincerti a rinnovare il contratto? O per sedurti… “ ammicca Kim.
“Hai solo venti giorni, Kim!” - esordisco in segno di
sfida, facendo un occhiolino.
Riccardo è perso nel suo registro, intento a
trascrivere le note negative, Baster mi lascia per scattare le prime foto, Kim
lancia un’occhiata curiosa, notando che per ogni due drink che servo, uno lo
preparo per me e lo butto giù in un solo sorso.
“Nervosa?” - domanda al terzo drink che mi scolo.
“No, a pezzi!” - replico.
“In segreteria, ho visto del nastro adesivo: Pensi che
basti per rimetterti in sesto?” - scherza divertito.
“Probabilmente si!” - sorrido ammiccando.
“Perchè ti stai ubriacando?” - domanda gentilmente
avvicinandosi al mio corpo e tenendomi per i fianchi.
“Perchè ho bisogno di scaricare la tensione” - spiego
rammaricata.
“Conosco almeno cento modi diversi per riuscirci
e…ubriacarsi è solo all’ottavo posto!” - esordisce scettico.
“Cosa c’è al primo posto?” - chiedo conoscendo già la
risposta.
“Del sano e puro sesso!” - sorride divertito, facendo
qualche passo indietro e sbattendo col suo corpo contro a quello di Riccardo.
“Mi spiace Kim, una proposta di sesso gay non è quello
che mi aspettavo” - esordisce quasi disgustato, facendo riferimento ai loro
corpi ormai vicini per l’urto, poi aggiunge “Ma non ti critico per questo. Vivi
la tua vita seguendo i tuoi gusti!” - sorride nervoso.
“Non rientreresti comunque nei miei gusti… almeno
credo!” - commenta Kim, immaginandosi omosessuale.
“Neanche tu! Ne sono certo!” - esclama Riccardo,
bisbigliando qualcosa che non riesco a captare con chiarezza ma che contiene le
parole - spaccare- e - testa-: niente di promettente.
Nell’enorme locale addobbato da colori luccicanti e
natalizi, risuona What A Wonderful World di Luis Armstrong. Non so se vi è mai
capitato di ascoltarla ma vi consiglio di metterla su quando mancano pochi
giorni a Natale, con il freddo gelido e tagliente di Dicembre ed il calore
accogliente delle vostre case, vi auguro di avere di fronte a voi la persona
amata e di invitarla a ballare : solo allora potrete dire di aver vissuto
davvero.
Le luci ci sono, la musica anche, un caldo accogliente
si è via via propagato nel locale: quello che mi è proibito è invitare la
persona amata.
“Chiedo a tutte le coppie di amarsi, a tutti gli amici
di abbracciarsi, a tutti gli sconosciuti di conoscersi. Aprite la porta, amici
e fate entrare lo spirito del Natale che è in tutti noi: giovani, vecchi e
bambini e diamo sfogo alla dolcezza, alla gentilezza. Chiedo ai nostri ospiti
di aprire il cuore all’amore…” la voce di Sergio risuona dal microfono.
Mi viene in mente mio padre, a quando mi invitava a
ballare questa canzone con lui, con tanto di inchino e di baciamano, ricordo la
sensazione che provavo tra le sue braccia: mi sentivo onnipotente. Li nessuno
avrebbe potuto farmi del male, niente era pericoloso e lì, tra quella braccia
era davvero un mondo meraviglioso.
Calano le luci, tutti ballano, si abbracciano, si
tengono la mano, si baciano, qualcuno abbozza un sorriso che sa di perdono,
altri si immaginano a fare l’amore, altri ancora, si guardano con la speranza
che quel momento duri per sempre.
Una fiamma fioca compare dall’entrata principale, una
torta, un cuore, tre candeline … tre come i mesi che Riccardo è con un’altra,
tre come le notti che ho dormito in tutto questo tempo, tre come le ore che
abbiamo trascorso insieme dopo Agosto, tre come le parole che ci siamo detti da
allora, tre come i battiti che restano al mio cuore prima di esplodere…
Barcollo tenendomi al bancone e con difficoltà riesco
a raggiungere la sala alcolici: sento l’aria mancarmi per davvero. È come un
nodo alla gola che mi impedisce di respirare, è come se qualcuno mi stesse
strangolando.
Slaccio il papillon e spero davvero di non morire
adesso : “morta di gelosia!”- intitolerebbero i giornali: che fine da
mendicante! Lascio scorrere l’acqua fresca sui polsi sudati e nonostante la
situazione non migliori li tengo lì per qualche minuto: ho sentito dire che è
un ottimo rimedio per non perdere i sensi.
“Ci sono problemi?” - domanda Kim, con evidente
preoccupazione, restando sull’uscio della porta a fissarmi come se io fossi
un’aliena.
“No va tutto bene!” - dico frettolosamente, deglutendo
con difficoltà.
“Sicura, Daisy? Hai il viso sbianchito!” - precisa,
poi aggiunge. “Posso fare qualcosa per te?”
Penso un po’ a cosa possa fare quest’uomo per me, così
maledettamente gentile e fottutamente perfetto: do un’occhiata alle bottiglie
ed ai bicchieri in cerca di un’ispirazione, che non tarda ad arrivare: La
serpentina.
“Si, fa’ venire Baster!” - sussurro.
“Devo dirgli qualcosa in particolare?” - domanda lui.
“Daisy ti cerca per la serpentina! - basterà questo!”
- rassicuro.
La serpentina è un gioco che ci siamo inventati
qualche anno fa a La quercia. Sono necessari almeno due sfidanti e quindici
shots posizionati sul tavolo : tutti con liquori diversi. Gli sfidanti devono
bere velocemente i loro sette bicchieri, chi riesce ad arrivare prima a quello
centrale, al quindicesimo, allo shots che non appartiene a nessuno, ha vinto.
Cosa vince? Nulla, solo l’amara soddisfazione di sapere che tra tutti, lui è
quello che ha più bisogno di dimenticare.
Posiziono i quindici cicchetti sul tavolo e cerco i
liquori da versare.
Senza alcun dubbio i primi bicchieri saranno di
tequila.
Afferro le altre bottiglie senza far caso al livello
alcolico: sono già distrutta.
“La serpentina…” - risuona una voce alle mie spalle.
Sento lo scatto della porta che viene chiusa a chiave,
alzo lo sguardo con gli occhi inondati di lacrime e con il corpo esanime e
barcollante sussurro:
“Tu che ci fai qui?”
“Dovremmo appendere un sacco da boxe in questa sala,
visto che è diventata la stanza delle follie!” - esclama
“Il tuo posto non è qui!” - sentenzio.
“Perchè sfidare Baster alla Serpentina? Sfida me!
Vediamo chi sta soffrendo davvero!” - propone Riccardo, incrociando le braccia
in segno di sfida.
“Dovresti essere di la a fare il taglio della torta
nuziale!” - commento, prendendomi gioco di lui.
“E tu dovresti essere a lavorare ma non ti reggi in
piedi!” - ribatte stizzito.
“Io sono pronta!” - esclamo, indicando i bicchieri
posizionati come una coda di serpente.
“Al mio tre!” - risponde lui, prendendo a contare
lentamente, tentando di dissuadermi dal bere, col suo sguardo severo e
risentito… ma stavolta non mi interessa quello che hanno da dirmi gli occhi di
Riccardo.
Finita la conta prendo a bere, buttando giù ogni
alcolico ritmicamente, quasi senza sentirne il sapore. Tequila , Sambuca, Rum e
poi non distinguo . Sarà Gin? O forse Cointreau? E quella? Quella era vodka?
Non sento più nulla a parte un bruciore che dalla gola arriva allo stomaco ma
il dolore al petto sembra quasi attutito.
Arrivo all’ultimo bicchiere quando Riccardo è ancora
al sesto, arrivo al quindicesimo bicchiere, quello che contiene tutti i liquori
precedenti mischiati a casaccio: la vinco io questa sfida! Avevi dubbi,
Riccardo?
“Chi ha più cose da dimenticare?” - domando
provocatoria.
“Tu avrai molte cose da scordare, io solo una
persona!” - conclude lui, tenendomi la mano, impedendomi di cadere in avanti.
“Ritorniamo a lavoro?” - domando quasi rinata, quando
il bruciore alla gola è assopito, con un sorriso sincero stampato su una faccia
da ebete.
Quanto cazzo sei ubriaca, Daisy? - domando a me
stessa, non riuscendo a controllare quel risolino isterico sul mio viso.
“Non ritorni da nessuna parte! Adesso aspettiamo che
ti passi!” - risponde lui, accendendosi una sigaretta, attento con le braccia a
delineare un confine intorno al mio corpo per assicurarsi che non caschi da un
momento all’altro.
“Ce la faccio. Conosco il mio corpo. Non lo direi se
non fosse così, ce la faccio!” - smascello con difficoltà tentando di essere
convincente.
“Chi è?” - risponde Riccardo, forse ad un tocco della
porta che non ho avvertito.
“Che vuoi, Jack?” - domanda, con la porta ancora
socchiusa.
“Devo parlarti…” - sostiene questo.
Riccardo porta gli occhi al cielo e sbuffando lo
lascia entrare, richiudendo immediatamente la porta alle sue spalle.
“Ciao, Jack!” - sorrido come se lo vedessi per la
prima volta dopo mesi.
“Ciao!” - sgrana gli occhi alla vista della
serpentina, lanciando poco dopo un’occhiataccia verso Riccardo.
“Non guardarmi così! Non sarei riuscito a dissuaderla.
Voleva sfidarsi con Baster e lo avrebbe fatto comunque ma magari aggiungendo
dell’ecstasy !” - si giustifica.
“C’è Naomi che chiede di te!” - Jack tira su le spalle
rammaricato.
“Accompagnala tu a casa.” - ordina Riccardo.
“Non posso!” - si ribella il fedele amico.
“Vedi come è ubriaca Daisy? La vedi? “ -urla Riccardo
e poco dopo riprende, inveendo contro Kim :
“C’è lo scimmione biondo che le ha chiesto di uscire.
Ma si, dai! Lasciamola andare con uno che non conosciamo nemmeno! Che ce ne
fotte! Giusto, Jack? “ - sbraita isterico Riccardo, quasi come se io non fossi
presente.
“Non posso perchè Naomi non verrà in macchina con me.
Ha nascosto delle cose nella tua macchina, per … per una sorpresa!” - spiega
l’amico.
Riccardo porta gli occhi al cielo, esausto resta in
silenzio per qualche secondo, in attesa di un colpo di genio: me o Naomi? Anche
da ubriaca riesco a capire che tutto si riduce a questo. Me o Naomi.
“Jack!” - richiamo la sua attenzione.
“Dimmi!” - risponde con aria quasi compassionevole.
“Di a Naomi di infilarsi il tubo di coriandoli su per
il culo!” - sorrido dolcemente.
“Ecco! Se mi avessero chiesto cosa intendo per spirito
natalizio avrei risposto esattamente questo!” - Jack finge di congratularsi con
me.
“Ma perchè? Davvero ci sono dei tubi di coriandoli?”-
domanda Riccardo sconvolto.
Jack acconsente silenzioso senza osare guardarlo.
“Festeggiate anche la tua prima eiaculazione?” -
chiedo disinvolta in direzione del Capo che sembra accennare un sorriso, che
tenta di trattenere, fallendo miserabilmente. Non so quanta vodka ci sia voluta
nel mio corpo, ma sia benedetta la Vodka ed ogni suo simile per aver provocato
quel sorriso. Mi ero scordata di quanto fosse bello il mio uomo quando ride.
“Jack, tieni!” - Riccardo porge le chiavi della sua
auto. “Dille che con un pretesto sei riuscito ad avere la mia macchina ed io
ritorno con la tua. -
“E se protesta?” - domanda Jack.
“Dille che sono con Tom e non posso essere
disturbato!” - propone lui.
“Ok. Ti lascio Sergio e porto gli altri. ” - Sussurra
Jack pazientemente, affidandogli le chiavi della sua auto.
“Riprenditi!” - Jack mi stampa un bacio sulla fronte.
“Solo se rispondi ad una domanda, prima di andare
via.”- sorrido disinvolta.
“Dimmi…” - risponde lui, ridente.
“Secondo te, preparerà una torta ogni volta che avrà
un ritardo? ” scoppio a ridere contagiando anche Jack che nemmeno prova a
nascondere il suo divertimento.
“Magari a forma di spermatozoo!” - mi sussurra
all’orecchio prima di andarsene e lasciarci lì, uno di fronte all’altro.
“Tra un po’ è tuo compleanno! Quanti anni compi?”-
chiedo a Riccardo, una volta soli.
“Non ricordi nemmeno i miei anni?” - ribatte deluso.
“Certo. Ma sono sicura di essere stata imprigionata ed
averti rivisto dopo qualche anno. Non sei più quel Riccardo che conosco, quanto
sei invecchiato…” - spiego rammaricata.
“Nemmeno tu sei quella Daisy che conosco, la mia
Daisy, ma ti vedo ringiovanita. Sarà la distanza da me!” - sussurra irritato.
“Ok è ora di andare. Non ti reggo, non ne posso più!”
- esordisco infastidita, avviandomi alla porta.
“Dove vai?” - domanda il Capo avvicinandosi lentamente
a me.
“Non farlo! Non ti avvicinare!” - chiedo frapponendo
le mie mani tra i nostri corpi.
“Perchè?” - sgrana gli occhi.
“Perchè non sono in me e se ti avvicini troppo ti
bacerei ma questo già lo sai! E non voglio creare problemi tra te e
quell’essere che ti dorme accanto.”- sussurro sprezzante.
“O forse perchè dopo dovresti spiegarlo a Mr. Kim. Sei
già a questo punto con lui? Devi già giustificarti? Dimmi la verità! Ti lasci
toccare? Gli baci il petto come facevi con me? O preferisci mordergli le
labbra?” - mi aggredisce con gli occhi puntati nei miei: le nostre fronti si
toccano.
“Non sono io ad essermi portata un altro nel nostro
letto!” - esordisco prima di raggiungere la porta.
Riccardo mi blocca alle spalle, afferrandomi le
braccia, impedendomi di muovermi, poi avvicina la bocca al mio lobo e con tono
serio sussurra:
“Non sono io ad aver rovinato tutto!” - apre la porta,
mi afferra la mano, conducendomi alla macchina facendo segno a Sergio di
raggiungerlo. Per tutto il tragitto si guarda alle spalle, accertandosi che
nessuno (o forse solo Kim) mi segua.
“Dove mi siedo?” - domanda intimorito Sergio, non
sarebbe la prima volta che litigheremmo per un posto, d’altronde.
“Dietro! Daisy ha bevuto troppo!” - afferma Riccardo,
lasciando poco spazio a obiezioni.
“Gli altri sono già a casa?” - chiede l’altro.
Riccardo annuisce, aprendomi la portiera.
“L’avevi quasi perso questo vizio!” - commento
sorridendo amaramente.
“Ci fermiamo a prendere un caffè? Così ti riprendi?” -
domanda una volta raggiunto il suo posto di guida.
“E perchè mai? Ci penserà la tua festicciola a
sorpresa a tirarmi su di morale.” - sottolineo.
Il cellulare di Riccardo prende a squillare “La
fidanzatina apprensiva è già in allerta”- penso tra me e me.
Il Capo risponde ma accade qualcosa di strano, la voce
di Naomi risuona in tutta la macchina.
“Amore…” - esclama. Amore, è così che lo chiama.
Amore, dovrebbe essere una bella parola, non dovrebbe spaccare i cuori a metà.
Amore... ed il mio cuore smette di battere.
“Come si leva sto bluetooth ?” - domanda nervoso
Riccardo, guardando Sergio dallo specchietto retrovisore.
“Non ne ho idea! La macchina non è mia!” - sostiene
quest’ultimo.
“Dimmi!” - Riccardo invano tenta di premere tutti i
tasti presenti nell’auto.
“Tra quanto sei a casa?” - ed ogni frase vibra dalla
cassa posta accanto alle mie cosce ed ogni vibrazione entra tagliente nel mio
corpo.
“Tra un po’!” - sostiene il Capo, imbarazzato.
E non riesco a trattenermi, quelle accortezze, quelle
apprensione, tutte quelle frasi amorevoli mi provocano un subbuglio interiore.
“Ho una maledetta voglia di fare l’amore con te!” -
ammette Naomi.
Non riesco più a fermarmi, non riesco più a resistere
e così mi lascio andare, semplicemente esplodo, non frenandomi.
Non c’è bisogno di tanti sforzi, mi basta aprire
leggermente la bocca e socchiudere gli occhi e l’urlo di Sergio mi avverte di
aver combinato un disastro.
“Cazzo, Daisy!” - afferma Riccardo, notando l’intera
macchina, i miei vestiti e parte della sua giaccone ricoperta del mio vomito.
“Ho una maledetta voglia di fare l’amore con te!” - ed
il mio cuore non ha retto più o forse solo il mio stomaco ma di certo ho
sentito qualcosa spezzarsi all’interno, qualcosa è cambiato e non tornerà più
come prima.
Con difficoltà cerco la maniglia d’apertura della
macchina, scendo lentamente, reggendomi alla portiera.
Ed è in quel preciso istante che ho capito cosa voglia
dire essere folle. Non sento nulla, penso quasi di volare, sento un caldo
improvviso che non mi permette di respirare, lascio cadere il gubbino e mi
sbottono lentamente la camicia.
“Daisy, Daisy, Daisy guardami..”- sento la voce di
Riccardo rimbombare ma non la percepisco per davvero.
Lascio cadere la camicia , fisso una lucina in
lontananza, tra le imponenti montagne e penso che vorrei essere lì, in quel
punto, qualsiasi posto sia, magari ci arriverò volando, magari stanotte i
miracoli si avverano. Sento una forza incontrollata che pressa le mie palpebre,
costringendomi a socchiudere gli occhi, sbottono il reggiseno , lo lascio
andare a terra e finalmente mi sembra non avere più contatto con quella pelle
che ho torturato e maledetto per aver accettato un amore fasullo, sleale,
astratto.
Mi inginocchio lentamente, lasciandomi cadere tra la
neve soffice che come un materasso o come una madre mi accoglie abbracciando la
mia calda pelle: sento di non respirare più.
“Daisy, non farlo. è un attacco di panico! L’abbiamo
già superato e lo supereremo ancora! Daisy!”- Vedo a tratti l’immagine di
Riccardo che poi diventa un albero e poi una stella e poi ancora Riccardo che
mi da leggeri colpetti al viso.
“Daisy, non spaventarmi. Daisy, guardami!” - mi ordina.
Ma vorrei dirgli che proprio non posso, ci sarà
qualcosa sui miei occhi, forse una molla, o del nastro adesivo: non è mia
intenzione, non arrabbiarti Riccardo.
“Daisy, ricordi? Bisogna respirare profondamente, non
lasciarti andare, Daisy!” - mi solleva da terra ma il mio corpo è così pesante
che sorreggermi è un’immensa fatica anche per quelle braccia scultoree.
“Daisy, guardami. Non è più grave dell’ultima volta.
Sono qui, sono Riccardo.” -
Certo che è più grave dell’altra volta, vorrei dirgli:
Non ci sei tu con me.
“Sergio, mettiti alla guida. Ad un isolato da qui ci
sono gli alloggi del Resort, fermati lì!” - ordina, prima di prendermi in
braccio e sedermi sul sedile posteriore. Si posiziona a cavalcioni su di me ,
mi avvolge col suo giaccone color cammello, quello che gli regalai tempo fa.
Riccardo sento caldo!- vorrei dirgli e se solo riuscissi a parlare dio solo sa
quante cose gli direi adesso. Non preoccuparti amore mio. Non farlo. Sto bene
ma non riesco a dirtelo.
“Nella mia giacca c’è una scatolina di colore blu,
prendila!” - ordina Riccardo, all’autista.
Chissà se quelle medicine le ha ancora lì per me.
Magari anche Naomi soffrirà di attacchi di panico. O forse no, forse sono lì
solo per me.
“Cosa diremo a casa?” - si ribella Sergio, passandogli
una pasticca.
“Me ne fotto!” - ruggisce Riccardo.
“Mi sta chiamando Jack!” - sostiene l’autista.
“Rispondi!” . ordina.
“Jack, mi senti? “ - sussurra Riccardo, tenendo il
telefono per una mano e con l’altra continua ad accarezzarmi.
La voce di Jack si propaga in tutta la macchina,
proprio come prima, ma stavolta è meno tagliente.
“Stiamo andando agli alloggi del Resort. Non
rientriamo. Di che c’è una bufera e che sono rimasto da Tom a dormire.”
“Cazzo, Riccardo! Non farlo!” - minaccia Jack dal
telefono.
“C’è Daisy nel mezzo di una crisi di panico! Capisci,
Jack? Cazzo!” - continua ad imprecare, bestemmiando come un corpo indemoniato.
è ancora a cavalcioni su di me, mi scosta i capelli
sulla spalla sinistra e affondando la sua testa tra il mio collo prende a
sussurrare:
“Daisy, ti ho dato un tranquillante, tra un po’
passerà tutto ma tu devi aiutarmi: devi stendere i nervi. Ricordi, cosa disse
il dottore? Cerca di rilassarti, Daisy. Sono qui e non vado da nessuna parte.
Nessuna festa dell’eiaculazione per me. “
Sorride con gli occhi umidi, poi riprende
“Magari un tubo di coriandoli su per il culo mi
farebbe bene!” - commenta- “Daisy, ci sei? Brava, sorridi!” - mi incita.
Solo dalle sue parole capisco i miei movimenti: non
pensavo di sorridere, in realtà non sento i miei muscoli e nemmeno la pressione
del corpo di Riccardo accovacciato su di me.
“Ti ricordi ad Amsterdam? Ricordi Jack in che
condizioni uscì dal coffeeshop? Quando al museo confuse Giulia con Anna Frank e
tu ridesti così tanto da farci cacciare dalla guardia?” Continua a portare alla
mente i nostri momenti insieme, quando ancora eravamo noi: Riccardo e Daisy.
Penso che stia tentando di rincuorare più lui che me,
perchè ad ogni frase che aggiunge, una lacrima aumenta sul suo viso ed io mi
sento maledettamente in colpa, perchè vorrei ricambiare quelle carezze e dirgli
di non preoccuparsi ma no, non riesco a parlare né a reagire.
“E ricordi a Rotterdam? Quando ordinammo una piramide
di patatine e Jack ci costrinse a mangiarle senza l’aiuto delle mani? Ad ogni
ammasso di patatine leccavo la tua faccia stracolma di maionese e dopo aver
vinto, pretendesti di firmare gli autografi ai turisti che ci stavano
filmando!”
“E pensa cosa dirà domani Jack, quando vedrà la sua
macchina piena di vomito e non potrà prendersela con nessuno!” - continua ad
accarezzarmi le gote, passando il dito sotto i miei occhi, forse per asciugare
anche le mie, di lacrime.
“Ci siamo!” - esclama Sergio, accostando la macchina.
“Daisy ti va di scendere?”chiede Ricky. Annuisco
socchiudendo gli occhi. Smbra che l’effetto anestetico e paralizzante stia man
mano abbandonando il mio corpo, sento un formicolio che dalle braccia arriva
fin sopra al collo.
“Vieni qui…” - dice prendendomi in braccio, allo
stesso modo in cui faceva mio padre per riaccompagnarmi dal divano al letto, e
proprio come quella Daisy di tanti anni fa, mi abbandono a quella presa,
sentendomi finalmente al riparo, a Casa.
“Avete disponibilità per il pernottamento?” - domanda
Riccardo, accarezzandomi i capelli e voltandosi ogni tanto per guardarmi il
viso.
“Abbiamo solo camere matrimoniali…” - balbetta il
portiere.
“Ok. Due!” - risponde Riccardo.
“Sta bene, signorina?” - domanda l’uomo, forse
rivolgendosi a me.
“Non si preoccupi per lei, ci dia le chiavi!” -
protesta Riccardo.
“Signore, io non posso lasciarla entrare con una donna
in queste condizioni, non posso assumermi questa responsabilità!” - sostiene
l’altro in difficoltà.
“Adesso la risolviamo subito!” - minaccia Riccardo.
“Sergio, chiama Tom e metti il vivavoce!” - lo invita.
“Sicuro di non voler chiudere un occhio?” - chiede
ancora.
“Sicuro!”- risponde il portiere.
“Tom, scusami per l’ora. Sono Riccardo, sono di
ritorno dal Resort e Daisy ha avuto uno dei suoi attacchi di panico!”
“Dove siete? vengo a prendervi!”- propone l’altro.
“No, non è per questo che ti chiamo . Sono di fronte
al portiere dell’alloggio di tua proprietà e non vuole darmi una camera, perchè
la mia ragazza non è in grado di camminare da sola!” - spiega Riccardo.
La mia ragazza.
La mia ragazza.
La mia ragazza.
Non ho uno specchio né sensibilità ma sono certa di
aver sorriso: questo sarà uno dei momenti da ricordarmi, per i prossimi
attacchi di panico.
La mia ragazza.
“Chi è di guardia?” - domanda Tom infuriato.
“Sono Luke, Signore.” - risponde questo e poi precisa.
“Questo signore...non le ha detto che sono due uomini e la donna con loro è
svestita con addosso solo un cappotto!”
“Luke, se domani non vuoi svegliarti disoccupato, da’
quelle maledette camere ai signori!” - protesta Tom, dall’altra parte.
“Grazie mille Tom, e scusami per il disturbo…” -
commenta Ricky, prima di attaccare.
“Luke… fingo di non aver sentito il commento sulla mia
ragazza. Perchè per notare che è svestita, vuol dire che ha lanciato
un’occhiata allo specchio che ha di fronte e se penso che stava facendo il
guardone con una donna priva di sensi mi vien voglia di spaccarle la testa in
quello stesso specchio. Ma ringrazi Tom… lo specchio appartiene a lui, ed è
l’unico motivo per il quale non la massacro” - ruggisce ,con la calma che da
sempre contraddistingue Riccardo.
“Faccio le scale!” - suggerisce Sergio, lasciandoci da
soli in ascensore.
“Grazie Sergio e scusami per prima!” - afferma prontamente
Ricky, quando le porte si stanno richiudendo.
“I stood alone, upon the platform in vain
The puerto ricans they were playing me salsa in the
rain”
Riccardo prende a cantare le prime frasi di Dead Sea,
della nostra ultima canzone, quasi come se volesse portarmi a quel preciso
istante, prima che tutto finisse, prima che tutto cambiasse.
“Like the dead sea
You told me I was like the dead sea”
Continua a cantare mentre mi sfila il cappotto e mi
lascia indossare la sua maglia, rimanendo a petto nudo. Mi libera delle scarpe
e dei Jeans e quasi come una ninna nanna, continua a sussurrare :
“Like the dead sea” - ma per la prima volta dopo
giorni, non mi sento come un mar morto, per la prima volta mi sembra di essere
tornata alla mia vita, la mia vera vita.
“Perchè piangi?” - chiede Riccardo steso accanto a me,
le prime luci dell’alba illuminano il suo corpo e vedere quel ranocchio ancora
tatuato sul petto, mi fa sperare che forse non tutto è perso, forse c’è ancora
un posto per noi, in questo mondo.
“Scusami, io… io non volevo crearti problemi, né
rovinarti la sorpresa, io… io non volevo!” - mi sento maledettamente in colpa
per aver bevuto, per aver vomitato per essere esplosa, per tutto quello che gli
ho causato...
“La sorpresa, eh? Mi vien voglia di ringraziare i tuoi
attacchi di panico!” - sorride.
“Riccardo…” - le parole mi si fermano in gola, ed il
cuore batte all’impazzata.
“Si..” - sussurra con una calma assente da tempo,
ormai.
“Ripartiamo da qui, o finiamola adesso! ”- sussurro
nel silenzio della camera in penobra.
“Daisy…” - biascica, con un tono non più cordiale come
prima.
“Dimmi che lo supereremo. Dimmi che è solo un brutto
momento ma che supereremo anche questo! Promettimi che lo supereremo!” lo
prego, singhiozzando.
“Daisy…” - ripete ancora, con tono fiocco.
“Dimmi almeno il perchè, dammi una ragione…”-
protesto.
“Ogni notte… ogni maledetta notte prima di
addormentarmi penso di urlarti tutto contro ma poi mi viene in mente il tuo
viso e le tue possibili reazioni. Hai solo due possibilità: o mentirmi… e
questo mi ferirebbe, o dirmi la verità… e questo mi ammazzerebbe. Penso al tuo
viso, alla tua espressione e mi manca il fiato. Ho paura di quello che dirai,
ho paura che nemmeno proverai a giustificarti e forse… forse Daisy, questo
silenzio è il mio modo per dirti che non sono pronto a perderti per sempre … e
forse non lo sarò mai!
Oh, lord, I'm your dead sea
Nina Solamente
(Proprietà letteraria riservata ©Copyright Nina Solamente)
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