Titolo: Il collezionista di ricordi
Autore:
Elisa Crescenzi
Editore:
Self Publishing
Genere: Second chance, new adult, music
romance
Data di pubblicazione:
27 ottobre 201
Romanzo Autoconclusivo
Formato:
Ebook € 2,99 - Cartaceo € 12,99 – Disponibile in KU
TRAMA
«La musica è finita,
Micol».
«E noi, Bart, noi siamo
finiti?»
Micol ha
quindici anni quando è costretta a dire addio al ragazzo che le è sempre stato
accanto, l’unico al quale ha concesso il suo cuore. Altrettanti sono gli
inverni trascorsi dal loro ultimo bacio. Le strade di Firenze hanno smesso di
emozionarla come un tempo, ma lei non ha rinnegato un solo giorno i suoi sentimenti
per Bart.
È una giovane di
trent’anni e si sente realizzata: è diventata psicologa, ha aperto uno studio
e, nonostante non sia riuscita a dimenticare Bart, ha imparato a razionalizzare
la sua mancanza. Almeno fino a quando una spiacevole perdita non costringe
Bartholomew a fare ritorno a casa. Micol è pronta a rivederlo, tuttavia non si
aspetta di scontrarsi con un muro di rabbia. Dovrebbe tenersi a debita
distanza, lasciarlo partire di nuovo, invece si ritrova ancora una volta
impigliata in una rete fitta di sentimenti.
Quindici anni dovrebbero
bastare a dimenticare, eppure le loro anime sembrano suonare ancora la stessa
melodia.
Bartholomew ha
quindici anni quando riempie la sua valigia di vestiti, rabbia e rancore. La Juliard
è pronta ad accoglierlo, anche se lui non è pronto ad abbandonare Firenze. Poi
il suo cuore si spezza: Micol, la sua migliore amica, lo lascia partire con una
menzogna.
A tenere insieme i cocci
malandati del suo cuore ci pensa la musica. Bart diventa un pianista prodigioso
e conteso, la sua vita riprende a scorrere e il suo letto si riempie di donne
prive d’importanza quasi ogni notte.
All’improvviso, però, è
costretto dagli eventi a tornare a casa. Due giorni, solo due giorni: quello è
il tempo che Bart giura di concedere a Firenze.
Micol tuttavia è lì, a un
soffio da lui, con una collezione di ricordi a non lasciargli tregua e
sentimenti dilanianti a condannarlo.
«Una
cosa per finire deve anche aver un inizio e tu ed io, Micol, non siamo mai iniziati
davvero».
RECENSIONE
Il collezionista di ricordi è un romanzo che trovo difficile da
recensire.
Se metto in primo piano il romanzo,
non posso che dirvi che è una storia toccante, di quelle che fanno soffrire e
lacerano l’anima, per il dolore che permea le pagine, per la sofferenza dei
protagonisti e delle loro famiglie, rotte, oltre che dalla vicenda di Bart e
Micol, anche da un recente evento, quello che dà il via a tutto.
L’autrice è molto brava, attraverso
dialoghi e riflessioni ben scritte ed argomentate, a trasmettere il dolore e
l’angoscia di Micol, il tormento e la sensibilità di Bart, la dolcezza e
l’amicizia di Victor.
“Il problema, Bart, è che nessuno ti vede realmente, ti
nascondi persino da te stesso.”
A fianco al dolore si percepisce la
tenerezza di un amore adolescenziale profondo e intenso, forse più maturo della
sua età, che si è trovato ad affrontare qualcosa di più grande di lui e,
nonostante l’intensità, non è riuscito a dare corso al suo cammino.
“Ho sempre saputo che Bartholomew aveva un
posto speciale nella mia anima, ma non credevo potesse addirittura
appartenergli”
“Te. Lui vede solo te.”
C’è l’amore non superato, quello che
Bart dice di aver trasformato in odio, quello che Micol ha messo in attesa,
speranzosa in un epilogo diverso da quello che sembra già scritto.
“Ho deciso di scrivermi a Psicologia perché volevo aiutare
gli altri a superare il dolore, a non restare compromessi nella sofferenza di
un attimo finito male. L’ho fatto, egoisticamente, pensando di poter aiutare me
stessa”
“Mi ricordo ogni fottuta cosa di noi, Micol. È questo ad
avermi reso la vita un inferno da quindici anni a questa parte.”
C’è la voglia di scoprire il motivo
per cui Micol ha lasciato andare Bart, perché lui ha lasciato che fra loro si
frapponesse il tempo e un oceano. E Leo, quella terza presenza, che non si
capisce bene chi sia e come si sposi nella storia dei nostri protagonisti.
“Quelle note, quel vuoto di cui parlo, è il mio vuoto, e
adesso che sono tornato qui, si sta prendendo ancora una volta tutto… mi sta
inghiottendo e finirà per consumarmi ancora, ancora e ancora.”
L’autrice è molto brava nella
caratterizzazione dei personaggi, di cui il lettore condivide pensieri intimi,
gioie e paure, come pure nelle descrizioni dei luoghi, dove viviamo una Firenze
magica.
Insomma un romanzo che non posso che
consigliare, soprattutto se amate le storie che fanno spasimare dalla prima pagina
fino all’ultima.
Eppure se mi metto nei panni di
lettrice, per quanto riconosca di trovarmi di fronte ad un buon romanzo, con
una storia intensa ben scritta, non posso non dirvi che qualcosa non mi ha
convinta e che su alcuni punti avrei preferito un maggior approfondimento. Non
faccio spoiler e quindi non posso dettagliare bene le mie impressioni, però ad
esempio trovo difficile pensare che alcuni dei personaggi della storia siano
rimasti spettatori del dolore dei protagonisti senza fare qualcosa per quindici
anni. In certi momenti ho fatto anche fatica a ritrovarmi nelle scelte di Bart
e Micol.
Quando si legge un romanzo lo si
prende per come è scritto, per come l’ha sentito l’autore, per come glielo
hanno raccontato i suoi personaggi, però a seconda di come lo si vive, ci si
trova davanti ad una storia che coinvolge e conquista oppure semplicemente ad
un buona storia.
La Crescenzi ci ha regalato
sicuramente un buon libro, intenso e non comune, una storia drammatica che
tocca l’anima, che ruba lacrime e che fa incrociare le dita nella speranza di
un lieto fine.
“Ciò che siamo, che sentiamo, non è morto, ha solo cambiato
colore”
4 Coccole.
Alla prossima coccola, Lenny
*Ringraziamo l'autrice per la copia digitale*
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