Ho cambiato i piani per te è nato
la scorsa primavera, durante il periodo più brutto della pandemia che ha
sconvolto il mondo e tolto per sempre il respiro a milioni di poveri innocenti.
La scrittura mi ha dato la possibilità di sopravvivere a tutto quello che mi
succedeva intorno, di alzarmi la mattina con uno scopo: scrivere questa storia,
dare forma e consistenza ai suoi personaggi fino ad arrivare alla parola fine.
L’idea è nata durante uno dei miei lunghissimi e solitari pomeriggi di
quarantena milanesi quando, su Youtube, ho trovato il video della canzone di Paola
Turci Offline e le parole del testo,
la musica, il video in cui la famosa cantante interagisce con un bellissimo
attore italiano, loro due insieme, mi hanno restituito un po’ di positività
smarrita: la voglia di impegnare il tempo in qualcosa che per me fosse
produttivo. L’alchimia speciale che il mio sguardo ha visto in quelle immagini,
quando lui entra in una bellissima stanza di un palazzo antico, lei lo
abbraccia da dietro, si sfiorano appena con i corpi, mi è stata di grandissima
ispirazione. Dentro di me l’ho sentito fortissimo questo racconto e quando,
cercando tra alcune vecchie interviste della Turci, ho letto quello che lei
desiderava trasmettere attraverso la sua canzone: “Offline è un
momento di riflessione che fa un uomo su se stesso. Su quello che è diventato,
su quello che ha perso e che vorrebbe ritrovare», spiega Turci. Che si apre
anche al racconto di sé: «Mi sono sentita molto spesso persa ma mai omologata,
perché ho preso sempre decisioni in linea con la mia natura. Il verso “Sentirmi
è il mio regalo è il mio capolavoro” si riferisce al ritrovare se stessi,
volersi bene. Nel mio caso l’ho fatto ammettendo le mie debolezze» mi
è venuto da commuovermi perché senza conoscere i suoi pensieri, a me Offline ha
ispirato esattamente tutto questo e ho cercato di plasmarlo nelle parole che ho
scritto, attraverso i personaggi di cui ho parlato. Paola e Federico, un uomo e
una donna che scoprono di amarsi follemente ma che un passato doloroso che li
accomuna rischia di separare per sempre. La canzone della Turci è presente in
tutto il romanzo, ho voluto che anche nella copertina, disegnata appositamente
per me dalla bravissima Elisa Indirli, lo fosse e credo che alla fine, anche se
naturalmente posso sembrare di parte, il risultato sia perfetto.
Trama:
Paola è una donna segnata
dalla vita nell’anima e nel corpo. Nell’anima porta i segni del lutto, della
perdita del marito e del figlio, in seguito a un incidente stradale; nel corpo
le cicatrici indelebili di quel maledetto incidente che l’hanno resa fragile e
schiva agli sguardi della gente. Paola non ha più niente, non osa volere più niente,
l’unica cosa che continua a tenerla in vita è il suo piccolo Bistrot nel centro
di Perugia. Soltanto quando se ne sta nel suo laboratorio, con le mani in
pasta, riesce a sentire un qualche sollievo ai tormenti che la affliggono.
Federico è un giovane uomo che apparentemente ha tutto. È bello, ricco,
circondato da uno stuolo di donne, tuttavia nel profondo del cuore nasconde un
dolore che niente e nessuno è mai riuscito a placare: nemmeno gli psicofarmaci
di cui ha abusato per anni. Federico pensa di essere il responsabile della
morte della sorella, avvenuta tredici anni prima durante una gita in barca a
vela ed è un senso di colpa che non lo abbandona mai. Paola e Federico si
incontrano durante un ricevimento organizzato proprio da lei. Il loro sembra un
incontro casuale, ma in realtà non è così perchè lui la conosce. La conosce dalla
notte del suo incidente, le è stata silenziosamente accanto durante la sua
lunga convalescenza e la determinazione con cui l’ha vista reagire a tutto lo
hanno spinto ad aprire gli occhi: a dire basta a una vita di eccessi che
rischiava di non lasciarlo vivo. È grazie all’esempio di Paola che Federico ha
deciso di entrare in una clinica per curarsi dalla sua dipendenza, anche se lei
non lo sa. Paola non sa di aver rappresentato per il giovane un’ancora di
salvezza nel percorso lungo e faticoso di disintossicazione dai medicinali. È
stata lei che gli ha dato il coraggio di non mollare nei due anni che è durato e
alla fine quando torna guarito a Perugia decide finalmente di incontrala faccia
a faccia. Solo una volta, promette al suo migliore amico Carlo che conosce
tutta la storia, cosa lo leghi a Paola. Ma gli bastano poche parole scambiata
su una scalinata di pregiato marmo, sotto un cielo di metà gennaio stranamente
ricolmo di stelle, per capire che non sarà una volta sola e mai più. Il bisogno
di starle accanto è più forte di tutto, anche della ragione, e avverte la
necessità di dare un senso e un nome a ciò che lo tiene legato a lei: che lo ha
spinto a cambiare i suoi piani per lei.
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