Titolo: Tartare. I
colori che accadono
Autore: Lorenzo
Della Morte
Editore: Attraverso
Genere: Poesia
Data
di pubblicazioe: 19 febbraio 2021
Romanzo:
Autoconclusivo
Formato: Cartaceo
12,00 euro
TRAMA
La poesia di Lorenzo Della Morte
s’innesta su una serie di attimi rubati e mai più restituiti, che vanno a
inserirsi in una collana madreperlacea, composta di esperienze vissute o
sfumate. Non c’è posto per rimpianti o vincoli, tutto scorre nel lento fluire
del susseguirsi degli istanti, che portano la nostra mente a essere mera
spettatrice della realtà che osserva e allo stesso tempo pittrice appassionata
di quegli scorci intuiti al passaggio. Successo e delusioni si mescolano e
alternano, riportando un sorriso sulle labbra di chi si ferma a rifletterci.
RECENSIONE
Questa
è sicuramente una silloge poetica atipica in tutta la sua accezione positiva.
Vi è la poesia matura, solenne, con i suoi versi dolci ma forti, con i suoi
francesismi che sembra vogliano toccare e baciare con una sensualità mai
volgare, bensì delicata, il mondo poetico di Lorenzo Della Morte.
“Astri sperduti, spaesati, cadenti,
aprono il cielo… “
La
penna di questo autore è senza dubbio vivace e intima, ma allo stesso tempo
perfora l’animo di chi legge. Vi ho scorto tristezza e malinconia, ma anche
riso e gioia, vivacità allegra e ilarità. Il poeta è molto scrupoloso, utilizza
a volte linguaggi differenti da quelli che generalmente vengono usati da tanti
altri ‘colleghi letterari’. Questo a mio avviso è un voler precisare che la
poesia non annoia mai, ma anzi è sempre in movimento, non può essere ferma in
un posto solo o in un linguaggio unico, bensì è universale e si fa capire da
tutti.
Roma
è palese nella silloge, così come alcuni suoi monumenti: quale il Colosseo.
Sembra quasi di assistere a un’opera in atti, teatrale e da applausi
scroscianti.
E
ancora, la perfezione dell’amore che come il gelsomino profuma tutto, e diventa
quasi un arco (quest’ultimo a mio parere raffigura ancora una volta la
perfezione).
Vi
è una sensibilità di base e di fondo in questi versi, che è talmente
cristallina da apparire fragile e vulnerabile.
In
queste poesie vi sono delle vere e proprie storie, che non si concludono ma
sono collegate da un fil rouge che è sincronizzato con i passi suadenti della
stessa poesia di Della Morte.
“Fumare una sigaretta, bere vino
E lì accanto, a capo chino,
cappello di neve un signorotto,
direi appena appena vecchiotto
che col suo bicchier di vino,
ti nota, non ti nota, a capo chino… “
E
ancora, l’adagiare intimo dell’anima che si connette con la natura e la fa sua,
come in un atto d’amore umano e sessuale.
E
i colori, quel cromatismo magico, stupendo, che rivela la fantastica opera del
poeta, che si mette davvero a nudo. Oppure quell’infinità rosea di qualche
tramonto estivo, come dice il poeta stesso, che mi fa pensare ai poeti
romantici e un po’ tristi ma incredibilmente veri e addolorati, (Leopardi ad
esempio) ma Della Morte riesce a far sua la poesia di altri, non copia, no.
Piuttosto riesce a sublimare.
Riesce
a narrare, in versi, a parlare della Luna, come se fosse davvero non più
inspiegabile e matrigna a volte come lo è la natura stessa, ma piacevolmente
amante e amica. Si leggono romanzi in questi versi, ed è davvero raro per un
poeta comporre una silloge di tale bellezza e perfezione. Ci si aspetta di
tutto, ci si ritrova quel tutto.
“Sentori di ghiaccio al mattino,
che lama affilata scivolando appena
scalfisce,
ci sciogliamo al primo Sole, al primo
sorriso… “
E
per finire, l’Haiku di Primavera, che si scioglie sul palato per davvero, in
una sorta di ‘sinestesia trasparente’ se così la si può definire, che fa
sorridere e innamorare dolcemente.
E
in conclusione, un approccio mieloso ma mai stancante nei confronti della vita.
VOTO
IN COCCOLE: 5
FIRMA
DEL RECENSORE: ROBERTA CANU
*Ringraziamo l’autore e la casa editrice per la copia digitale*
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