TITOLO: Il tuo incubo peggiore
AUTORE: Marianna Coccorese
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Narrativa di formazione/Azione e
avventura/Bromance
FORMATO: Ebook (2,99) - Cartaceo (15,90)
DISPONIBILE SU
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E IN TUTTE LE LIBRERIE
Adesso mi prenderò la mia vendetta contro quell’uomo viziato.
Ho deciso.
Voglio diventare il suo incubo peggiore.
Contorto, ironico, irriverente, lingua
lunga e faccia d'angelo: se ci fosse un identikit per Nate Barnett non potrebbe
essere che questo. La vita per lui non è stata di certo semplice, a partire
dall'abbandono del padre e sino ad arrivare all'incidente che ha costretto la
madre sulla sedia a rotelle. Per fortuna è sempre stato in grado di arrangiarsi
e ha un lavoro. O meglio, ce l'aveva. Perché a quanto pare il ristorante per
cui lavorava è stato costretto a chiudere i battenti per colpa di un cliente
troppo pignolo. Ed è qui che entra in gioco lui, Christopher Hart, il damerino.
Bello, giovane, di successo e abituato alla perfezione o nulla. E come
fargliela pagare se non con la vendetta? Magari approfittando della bella
figlia di Hart e di un alleato che capita al momento giusto.
Il tuo incubo peggiore, di Marianna
Coccorese, è un romanzo in cui la trama si snoda tra azione, avventura, ma
anche la consapevolezza di sé e della propria maturazione. Il protagonista
affronta un viaggio di crescita, forse nel modo più duro possibile, ma senza
abbandonare neanche nei momenti difficili la sua irriverenza. La voglia di
vendetta, quasi accecante, viene mitigata dai sentimenti di affetto familiare,
amicizia e amore.
Una narrazione che tiene alta l'attenzione
del lettore, mai eccessivamente pesante, ma incisiva nei punti in cui deve
esserlo. Un racconto di scelte spesso sbagliate, per le quali il protagonista
paga l'intero prezzo per poter acquisire, sbaglio dopo sbaglio, una nuova
consapevolezza di sé.
TRAMA
Quando una coppia di ricchi clienti si presenta al ristorante dove lavora, Nate
Barnett cerca in tutti i modi di assecondare le loro richieste, ma marito e
moglie vanno via senza consumare né pagare e lamentando un servizio inadeguato.
Senza riuscire a trattenersi, Nate inveisce contro l'uomo e lo minaccia. Non sa
però di avere di fronte Christopher Hart, una persona talmente potente da
essere in grado di far chiudere il ristorante, lasciando Nate senza lavoro e
con una tale voglia di vendicarsi da fargli decidere di diventare il suo incubo
peggiore. Il piano di rivalsa si fa più interessante quando entrano in gioco
Isabel, la giovane figlia di Christopher, e Lee Johnson, un ragazzo che a sua
volta sembra avere validi motivi per odiare Hart. La vendetta, tuttavia, non
sempre restituisce il piacere che brama chi la compie e Nate sarà costretto a
impararlo a proprie spese.
L’AUTRICE
Marianna
Coccorese, nata a Napoli il 19 novembre 1990, è
laureata con lode in Comunicazione pubblica, sociale e politica
alla Federico II di Napoli. È appassionata di scrittura, musica, arte e sport,
in particolar modo di pallavolo. Sogna di lavorare nel campo delle risorse
umane; a dicembre del 2016 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, Scegli
me, con la casa editrice Eden Editori. A maggio 2019 ha vinto il premio
come Autore dell’anno, indetto dal giornale online Napoli Time. La
scrittura è da sempre il modo migliore che ha per esprimersi, scrive
principalmente per se stessa, lasciando in ogni libro una piccola parte di sé.
ESTRATTI
«Hai bisogno di un lavoro, non di
perseguitare un miliardario. Almeno lo sai che cosa fa la sua azienda?»
«No», rispondo secco. «E
non mi interessa. Ti prego, Rick, ti pago.» Con quali soldi non lo so, però se
vuole lo pago.
«Non voglio essere pagato,
e lo sai, ma non voglio nemmeno finire in galera.»
«Non ci finirai, ti giuro
che farò il bravo. Niente atti criminali o perseguibili legalmente.»
In fin dei conti, voglio
solo l’indirizzo di Hart per farmi trovare lì e conoscere sua figlia, o almeno
iniziare a capire che posti frequenta. Non posso più presentarmi alla Hart Med
Inc. o mi arresteranno sul serio.
Signor Hart, la prego! Posso spiegarle!» urlo, ma il
damerino mi ha già preso per la maglia e sbattuto contro il muro di casa sua.
«Che ci fai qui?» grida scuotendomi.
«Niente, lo giuro.»
«Adesso chiamo la polizia» esclama, poi con una mano
estrae il cellulare dalla tasca, mentre con l’altra ancora mi tiene fermo
stringendomi il collo.
«No, la prego…»
Devo subito pensare a
qualcosa da dire o da fare per non permettergli di chiamare davvero la polizia.
D’un tratto ho un’idea. O mi uccide o finisco in galera, sono le mie uniche due
possibilità.
«Mi sono scopato sua
moglie» affermo, poi serro gli occhi in attesa della mia morte.
«Che cosa pensavi di
fare?» dice, mentre con una mano libera muove il coltellino nella ferita per
provocarmi altra sofferenza. Apro solo la bocca, ma la voce non vuole saperne
di uscire. Le
lacrime mi inondano il volto: il dolore è indescrivibile. «Volevi fare
l’eroe della situazione, eh?»
«Lascialo andare!» gli
intima il damerino.
Lee si gira a guardare
Hart che ha ancora la pistola puntata verso di lui. «Avanti, spari!» lo sprona.
«Tanto se non colpisce me, colpisce lui!»
Hart sembra scosso
dalle parole di Lee, come se non avesse messo in conto che potesse far del male
anche a me, o come se non volesse farmi del male.
«Che cosa aspetta?
Spari!» urla Lee.
Non riesco a
pronunciare la parola no che il suono assordante del proiettile mi
costringe a chiudere gli occhi per lo spavento.
«Io ne sono sempre più convinta, Nate» dice,
«soprattutto dopo quello che mi hai fatto vedere. Hai bisogno di me, hai
bisogno di un alibi e io sono perfetta.»
Le sorrido bonariamente. «Certo che lo sei, sei uno
schianto» affermo divertito.
Lei resta spiazzata da quel complimento inaspettato e
arrossisce. «Sei un imbecille! Intendevo perfetta come alibi, come testimone!»
Rido. «L’avevo capito.»
«Oh, Nate» mi dice, avvicinando la mano al mio viso.
Mi accarezza la guancia e io socchiudo gli occhi assaporando il contatto con la
sua pelle. «Non sopravvivresti nemmeno un giorno in galera con le cazzate che
spari.»
Questa sua frase mi fa scoppiare a ridere sonoramente,
ma quando incrocio il suo sguardo lei non sta ridendo affatto, eppure pensavo
che fosse una battuta la sua.
«Non stavi scherzando?» le chiedo.
Scuote il capo in segno di diniego.
Perfetto.
Odio quando le cose iniziano a farsi serie, anch’io so
che rischio grosso. Sono un cazzone, me ne rendo conto, ma non posso farci
niente: sono fatto così.
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