RECENSIONE: Del sangue e della carne di Ramsis D. Bentivoglio


 

Titolo: Del sangue e della carne

Autore: Ramsis D. Bentivoglio

Editore: Porto Seguro Editore

Genere: Thriller

Data di pubblicazione: 24 settembre 2020

Romanzo: Autoconclusivo

Formato: Ebook //

Cartaceo: Euro 14,16 euro

 

TRAMA:

Un uomo senza nome, ex professore di filosofia, dopo la perdita del figlio si rifugia in Estonia per sfuggire al dolore e per diventare un cacciatore di cervi. La vita locale si presenta subito aspra, eppure accogliente. Dopo aver trovato lavoro in un poligono di tiro, inizia a frequentare un corso per la licenza da cacciatore. Proprio lì, la sua vita viene sconvolta dall'incontro con Julia, una donna bellissima e complicata che, a causa del suo passato oscuro, lo porta a intrecciare un pericoloso rapporto con uno spietato ex militare russo di nome Andreji. "Del sangue e della carne" racconta la storia di un dolore lancinante e del suo superamento, calandoci nella natura selvaggia e sublime.

 

RECENSIONE:

Il romanzo si presenta come un’avventura dura, cruda e a tratti spietata. Non tanto in senso fisico ma in quanto mentale e dell’animo. La stretta connessione tra azione, corruzione e filosofia, impegno letterario e allure drammatica, che poi sfocia nel thriller, è un vero e proprio ingegno, che si basa su un’introspezione nuova, moderna ma anche antica, in quanto si parla di filosofia di Nietzsche e anche di Hegel, l’abisso contro l’idealismo.

“Il mio piede destro era arretrato di qualche spanna sulla sterpaglia secca. Ero come un arciere medievale che si prepara a scoccare la freccia. L’atto, anche se con armi diverse, non è differente.”

Il tema centrale che mi ha colpito molto è quello del sangue che mescolato alla  carne sembra una chiazza di pittura che dà la vita, ma che può anche riserbare un’ombra di morte.

Ho intravisto, e anzi visto, dato che è palese, tutto il bisogno di estrarre il dolore dal cuore pulsante sia dell’uomo che della terra, e nel caso specifico del libro. Anche durante il sesso ho captato questo voler intraprendere un’azione galvanizzante ma che a stento riesce a calmare.

Forse, quei demoni, che molto probabilmente il lettore scorgerà tra le righe del romanzo breve di un bravo autore che è addirittura complicato recensire data la sua importanza nel contesto, vengono intrappolati dalla ‘parola’ che è da sempre fautrice di opere buone.

“Il sangue pompa ossigeno al cervello per permettere ai neuroni di portare al massimo la concentrazione necessaria per prendere la mira e colpire senza errore, mentre le ghiandole sudoripare intervengono lubrificando e scaldando i muscoli, tesi come la corda dell’arco.”

Un ex insegnante di filosofia che sembra un essere spaesato, un uomo in cerca di un figlio che ormai non c’è più, forse a causa della sua morte, chissà…

E poi l’Estonia, il voler diventare cacciatore, forse per rifarsi una vita vera e propria, lontano dagli incubi e dai fantasmi del passato.

Troverà in Mark, un ragazzino, quella voglia, quel coraggio di agire, quel contatto con tanta resilienza e anche con Dio. Di nuovo, come ai vecchi tempi.

Tempi che sembrano distaccati dalla realtà, perché la filosofia si pone tante domande, troppe, e indaga su ogni cosa, su ogni particolare.

E per ultimo, ma non meno importante, un cervo rosso che domina la scena, come un animale-totem, un dolce ma potente e sicuro porto in cui essere almeno per un poco felici, al riparo dalla guerra.

Per quanto riguarda lo stile devo dire che ci sono dei refusi, ma non sono così gravi, perciò non hanno molta rilevanza. I dialoghi e la scrittura sono buoni, così come anche le incursioni della lingua inglese o i termini estoni che talvolta appaiono nel romanzo.

Ho apprezzato molto la storia nel suo insieme, soprattutto perché l’ambiente e il territorio, così il senso di appartenenza ai luoghi estranei alla propria vita e alla propria cultura, sono realistici e vivono di vera arte, di magia.

Davvero un bel romanzo!

Unica cosa negativa forse è che ho letto il testo con fatica perché non l’ho trovato molto scorrevole,  ma comprendo anche che è giusto, data l’essenza della narrazione. È un romanzo che va gustato pianissimo, e a volte l’ho trovato poco coinvolgente, ma ovviamente è un parere personale.

“Il sacrificio implica l’atto supremo della vita. L’amore è quello che ci rende più degni di vivere e senza dubbio ci riscatta da ogni colpa.”

Ho trovato che il romanzo, forse in certe sezioni, sia troppo freddo e distaccato dall’animo umano, mentre in altre situazioni è caldo, molto accogliente. Potrei dire che il testo sia diviso in una parte rossa e in una parte blu.

Sicuramente, e questo è un pregio, non è mai monocorde o monocromatico.


VOTO IN COCCOLE:   4

ROBERTA CANU

 

* Ringraziamo l’autore e la casa editrice per la copia digitale* 

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