La luce dell’alba
Liliana D’Angelo
TITOLO: La luce dell’alba
AUTORE: Liliana D’Angelo
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Narrativa storica
FORMATO: Ebook (2,99) -
Cartaceo (15,90)
RELEASE DATE: 07.01.2021
DISPONIBILE SU AMAZON
E IN TUTTE LE LIBRERIE
Sullo sfondo della seconda guerra
mondiale,
tre giovani vite si intrecciano all’ombra di un inquietante segreto.
L’anno è il 1943, l’Italia è
impegnata nel secondo conflitto mondiale al fianco dei nazisti di Hitler. Il
Duce Mussolini è un uomo da prendere ad esempio per molti. Per altri, solo la
causa di fame e dolore. In questo contesto storico e sociale, tornano a
incrociarsi le vite di Lavinia, Emma e Lorenzo: cresciuti insieme, separati da
anni, ancora felici di potersi rivedere.
Ma il loro incontro mette in
crisi quel perfetto rapporto a tre, sconvolto nei suoi equilibri sino a quando
non è più possibile tornare indietro. E nel caos delle loro esistenze si infila
con prepotenza anche la guerra, ancora più dura e più cruenta. Perché non cambiano
solo gli assetti personali, ma anche quelli sociali: chi ieri era amico oggi è
un nemico crudele, che non risparmia dolore e morte.
Il legame tra Lavinia, Emma e
Lorenzo è metafora, in questo senso, della fragilità dei rapporti umani, ed è
in perfetta sincronia con quella che è la situazione italiana all’epoca in cui
vengono narrati i fatti. Tradimento e vendetta muovono i fili delle azioni dei
protagonisti e la scena attorno a loro, scavando nella trama piccoli sentieri
che, seppure diversi, conducono a un unico punto.
Liliana D’Angelo, già autrice
prolifica di libri per ragazzi e che ora si cimenta in questo suo primo testo
di narrativa storica, ci restituisce uno spaccato dell’Italia degli anni
Quaranta molto fedele, persino negli aspetti più crudi, rendendo al lettore una
trama ben congeniata e strutturata, personaggi vividi e veri, grazie ai loro
difetti ancor più che i loro pregi, e un contesto storico curato nei dettagli,
ricco di particolari tanto che sembra di essere lì, tra Roma e Firenze, sui monti
nascosti con la Resistenza, tra le macerie di città distrutte e corpi
ammassati. Impotenti nei confronti della violenza e degli orrori di guerra, ma
capaci di sperare ancora. Sperare sempre. Come la luce del sole all’alba, il
futuro però è all’orizzonte e porta con sé attesa, desiderio di rinascita e soprattutto
perdono.
TRAMA
La luce dell’alba è una storia
di amore e di guerra, di forti nodi affettivi e di inganni. Protagonista
l’Italia degli ultimi anni della seconda guerra mondiale e della Resistenza,
insieme a Emma, Lavinia e Lorenzo, tre bambini inseparabili ma che poi saranno
costretti a dividersi. Quando anni dopo si rivedranno, si scopriranno diversi e
presto il loro rapporto imploderà. La violenza della guerra avrà un’influenza
determinante sulle loro vite e li spingerà a compiere scelte drammatiche e
imprevedibili, fino alla scoperta di un segreto che cambierà per sempre la vita
a uno di loro.
L’AUTRICE
Liliana
D’Angelo consegue la Maturità Classica nel luglio del 1984 presso
il Liceo Classico “P. Giannone” di Caserta. Laurea in Lettere conseguita nel
luglio del 1990 presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, oggi è
docente di lettere nella Scuola Secondaria di secondo grado a tempo
indeterminato.
Pubblicazioni:
- Il Profumo
della Viole (2005)
- Il Segreto
di Villa Camilla (2006)
- L’Albero dei
Desideri (2007)
- Chiedi alla
Luna (2008)
- Magica
Europa (2009)
- La Schiava
Cristiana (2010)
- Come un
puzzle (2012)
- Le fiabe più
belle (2012)
- Iris e
l’inganno della principessa (2014)
- Siamo
ragazzi (2016)
- Gioco di
squadra (2017)
– Corri
più veloce del vento (2018)
Tutti
i romanzi sono editi da Medusa Editrice.
Per Words
Edizioni esordisce con La luce dell’alba.
ESTRATTI
1.
‹‹Scommetto che gli uomini fanno la fila per uscire con te.››
‹‹Può darsi, ma per il momento il mio unico amore è lo studio.››
Lorenzo piegò la testa di lato. ‹‹Non vorrai farmi credere che non c’è
nessuno qui?›› Puntò l’indice a pochi centimetri dal suo cuore. Emma fu
costretta ad abbassare gli occhi. Avrebbero rivelato troppe cose.
‹‹Nessuno. Tu, invece…››
‹‹Io non mi sono mai sentito come mi sento adesso.›› La sua voce si
era fatta roca. Le prese la faccia tra le mani e la guardò intensamente. Un
attimo dopo la stava baciando.
2. Lei e Lavinia si
erano incontrate il primo giorno di scuola.
La maestra le aveva spinte a sedere nello stesso banco, fitto di nomi
e date incise col temperino. Loro si erano scrutate di sbieco, intimidite da
tutte quelle novità. Poi avevano tirato fuori i quaderni con le copertine nere
e copiato le asticelle tracciate alla lavagna. Non si erano dette granché.
Erano troppo occupate nel loro lavoro o forse si stavano studiando. Tutto era
filato liscio fino al momento della ricreazione, quando qualcuno aveva nascosto
una rana nel cestino di Emma. Quando lo aveva aperto per prendere la merenda,
la rana le era saltata in testa, curiosando qua e là in cerca di una via di
fuga e finendo con l’impigliarsi tra i suoi riccioli. Emma aveva sentito quelle
piccole zampe annaspare sotto l’orecchio e aveva creduto d’impazzire. Si era
messa a urlare fino a restare senza fiato e intanto aveva preso ad agitare le
braccia e scrollare i capelli. Lavinia non aveva perso tempo. Infilando la mano
dentro quei boccoli sfatti, aveva agguantato la rana e l’aveva scagliata contro
un albero, poi si era guardata intorno in cerca del colpevole. Era bastato un
attimo. Con la coda dell’occhio si era accorta di una bocca che rideva, un
fiocco storto che si nascondeva dietro mucchi di nuche curiose. L’aveva già
notata quella faccia molle. Sedeva al primo banco, incollata alla cattedra,
scrutava la lavagna con occhi da gallina. Senza stare a pensarci, l’aveva
tirata giù e le aveva spiaccicato la bocca sulla rana morta. La Chiassi era
arrivata col suo nodo stretto da Gestapo, la faccia paonazza. Dagli occhi
spargeva una luce molesta, il senso sadico di una giustizia che raddrizzava le
schiene.
Aveva decretato una punizione esemplare.
Venti bacchettate sui palmi e cento pagine di asticelle e cerchietti. Lavinia
si era piegata al castigo. Entrando in classe, aveva porto le mani, girando la
faccia. Nel suo banco Emma piangeva, ogni colpo la faceva tremare. Da quel
giorno l’aveva eletta a sua amica del cuore.
3. Lorenzo fu spinto
a sedere, gli furono legati polsi e caviglie. La canna di un fucile lo guardava
a distanza mentre mani insolenti si allungavano in giro, spalancavano pensili,
frugavano nella dispensa. Sapevano come muoversi, chissà quante fattorie
avevano violato. Vecchi casali di tufo fatti di stanze ruvide, di travi che
strisciavano come serpi lungo i solai.
Tre di loro salirono di sopra vociando. Lorenzo sentì i loro passi
nelle camere da letto, vide la madre trasalire a ogni schianto, la bocca che
avvizziva.
Fu imbastita una mensa scombinata. La tavola si riempì di pane,
formaggi e salsicce. Arrivò altro vino. Arrivarono le risate. Sì, ingozzatevi pure, bevete, spanciatevi
come porci ma lasciate stare le mie donne o quant’è vero Iddio vi cavo gli
occhi.
Mangiavano sguaiati con le bocche unte, presero altro pane, le
conserve sott’olio. Poi uno di quelli rimasti di guardia entrò e disse
qualcosa. Il comandante si rabbuiò. Urlò un’imprecazione, scostò il piatto e si
alzò berciando in quella sua lingua astrusa. Da uno spiraglio della finestra,
Lorenzo lo vide saltare su una delle jeep e allontanarsi in una nuvola di
polvere.
Un verso smorzato come uno squittio lo fece voltare. Un soldato si era
avvicinato alle donne, guardava Lisa, i suoi occhi vuoti contro il muro.
Lorenzo si agitò sulla sedia, sfregò i polsi. Che diavolo voleva fare quel
cane? Sentiva il puzzo del suo sudore salirgli alle narici, il cuore battergli
forsennato in gola. Vide la madre tirarsi la figlia al petto con uno strappo,
lo sguardo fermo di una che non ha paura. Si sarebbe fatta ammazzare per le sue
bambine, se solo avessero provato a toccarle.
4. ‹‹Maggiore von
Brunner, voi due vi conoscete?›› Leccesi sembrava stupefatto.
‹‹Ho avuto il piacere di incontrare la signorina circa un anno fa, in
casa di amici. Più che un incontro direi che si è trattato di uno scontro››
precisò lui. Emma trasalì. Ecco chi era! L’ufficiale a cui era finita addosso
alla villa dei Colombo, durante i festeggiamenti per il matrimonio di Filippo.
Dio, com’era stata sbadata, quella volta. Gli aveva perfino versato il vino
sulla giacca, ma lui non si era scomposto e aveva liquidato l’incidente con una
battuta.
Sì, ma adesso? Calmati, si disse, dopotutto
non sa il tuo nome, perciò non può risalire alla tua identità, piuttosto, forse
può essere l’unico a trarti d’impaccio.
Fece un bel respiro e gli tese la mano, sorridendo. Lui fissò le
fossette che le si formarono ai lati della bocca.
‹‹Buonasera, maggiore. Lieta di rivedervi.›› Quel maledetto voi.
Quanto le costava adoperarlo. Solo ai tedeschi era concesso farne a meno.
5. ‹‹Salite in macchina, signorina, vi
scorterò per un pezzo di strada.››
Emma stava per obbedire quando dietro di lei si levò un tumulto. Ci fu
uno sparo, seguito da un tonfo secco, come di un sacco che cade dall’alto. Urla
infantili riempirono la strada. L’uomo era a terra, si stringeva un braccio al
petto e aveva un labbro spaccato che colava sangue. Due guardie avevano preso i
bambini, li trascinavano verso un furgone parcheggiato di fianco al
marciapiede. I piccoli piangevano, scalciavano, e la madre sembrò impazzire. Si
divincolò dalle braccia che la tenevano stretta e corse verso di loro. Li aveva
quasi raggiunti quando uno dei soldati la freddò. La faccia le si squarciò,
sangue e materia cerebrale schizzarono nell’aria come sputi, il suo corpo
crollò a terra.
Emma si schiacciò i palmi sulle orecchie, inorridita, mentre qualcuno
chiudeva i portelli del furgone e dava gas, e qualcun altro urlava ordini
furiosi. Le sembrava di spezzarsi in due, avrebbe voluto sprofondare in una
crepa dell’asfalto, sparire sottoterra, tra le fogne. Poi l’odio e la rabbia
ebbero il sopravvento. Si sollevò scossa da un tremito incontrollabile e si diresse
verso la pozza di sangue.
‹‹Signorina! Venite, su, andiamo.›› Leccesi la trascinò alla macchina. ‹‹Non dovrebbero farlo in mezzo alla strada›› borbottò, spingendola sul sedile posteriore.
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