Titolo: Di tenebra e d’amore
Autrice: Silvia Zucca
Editore: More stories
Genere: Romanzo rosa
Data di pubblicazione: 30 ottobre 2020
Serie o autoconclusivo: Autoconclusivo
Formato: e-book euro 2,99
Cartaceo: euro 14,99
TRAMA:
Non è facile adattarsi alle usanze di un paese straniero, ma lo è ancor meno quando si è dovuto rinunciare a una promettente carriera artistica.
Odyle Chagny è stata costretta a lasciare la Francia e ad accontentarsi di fare l’istitutrice delle due figlie di Lord e Lady Moran. Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende contro ben presto che in quell’ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti. Che dire per esempio di Lord Tristan Brisbane, l’attraente gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto? O dell’avvenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un’esistenza triste e solitaria?
Generosa e perspicace, Odyle si ritrova così in una scomoda posizione, scoprendo a proprie spese che nell’Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
NUOVA EDIZIONE A CURA DI MORE STORIES
RECENSIONE:
Silvia Zucca ci trasporta in un mondo antico e anticonvenzionale, nonostante ci siano tutti i dettami del moralismo puritano dell’Ottocento, con le sue gonne lunghe portate con timidezza, mentre le gote si fanno rosee come boccioli di primavera. Giovinette che si prodigano nelle loro attività migliori. Il cucito, il suono del pianoforte, l’arte, la lettura di classici come ‘Il giro del mondo in 80 giorni’ e le poesie di William Blake come ad esempio Tyger tyger burning bright in the forest of the night.
La protagonista, Odyle Chagny con i suoi francesismi dolci e molto demodé, arcaici ma oltremodo moderni nonostante la sua epoca, ci insegna ad amare, ad essere donne diverse, differenti dalla ‘massa’ in un mondo in cui la società vuole tutte le donne perfette nella loro rigorosa aura di solennità religiosa. Per certi versi questo splendido romanzo che mi ha lasciata davvero a bocca aperta per la complessità dello stile elevato, il linguaggio semplice ma anche piuttosto ricercato, mi ha ricordato Cime tempestose, Jane Eyre e anche La lettera Scarlatta di Nathaniel Hawthorne, per l’intensità con cui la passione lega i personaggi, quel classicismo che prevede l’utilizzo di un sorriso appena celato da una mano adornata da del costoso pizzo e da dei corsetti che infastidiscono, che tolgono quella dorata libertà tanto agognata dalle donne, più che dagli uomini sicuramente!
I dettagli e la bellezza della storia ricchissima di colpi di scena e di personaggi, fanno di questo romanzo un capolavoro d’arte e cultura, non solo letteraria ma anche pittoresca e scultorea (Antonio Canova) e anche filosofica ( Platone e il mito della caverna)
Il libro è delizioso, mi sono innamorata di questa ragazza che si erge come un’eroina, come appunto Jane Eyer, menti ingegnose e sempre con lo sguardo basso per non destare sospetto d’amore.
“Non si era soffermata a pensare, era saltata in acqua cercando di raggiungerlo, senza neppure sapere quanto fosse profonda. Era terribilmente fredda, tanto da farle stringere il cuore e i polmoni, ma quando sfiorò il ciuffo di capelli chiari del bimbo si sentì meglio.”
Ma che ruolo avrà il tenebroso Tristan? Questo tocca a voi scoprirlo, avventurandovi in una storia senza fine, anzi che non dovrebbe averla, proprio come La storia infinita, proprio come le bellezze del mondo, come i fiori e le rose, come i petali di una rosa che non dovrebbero mai ammalarsi o perire d’amore e tenebra.
“Odyle sentì il cuore che le martellava nelle orecchie al pensiero che potesse essere comunque troppo tardi, poi si fece coraggio e li riaprì, voltandosi verso il bambino. Tristan, i capelli arruffati e senza giacca, sembrava muoversi con sicurezza. Si era inginocchiato vicino al bambino, e gli muoveva le braccia su e giù, gli massaggiava il torace, gli chiudeva il naso per soffiargli l’aria nella bocca.”
Le scene sono sempre vive, i personaggi assolutamente concreti, e sembra di scorgervi all’interno un dipinto macabro di Goya per certi aspetti ma con il romanticismo assoluto di Turner o lo stile di Van Gogh ne ‘I mangiatori di Patate’ o ne ‘La notte stellata’. Un romanzo che dire romanzo è senza dubbio togliergli la bellezza, perché questo è davvero un’opera prima, una perla rarissima da leggere e da consumare di lacrime.
Emozioni, dolori, sorrisi cocenti, in capitoli lunghissimi che non solo non stancano mai ma accorpano in sé il coraggio delle donne, e anche delle bambine, che non giocano soltanto ma prima di tutto imparano dal gioco, si istruiscono come era giusto soprattutto a quel tempo. Un passo indietro in quei periodi storici in cui forse si era davvero fatti di tutto, ma specialmente d’amore e tenebra.
“Odyle si sedette sul divano, riservando uno sguardo rincuorante ad Agnes ed Ernestine, mentre Tristan prendeva posto sulla dormeuse nell’angolo. Cecilia servì a tutti il tè, poi si accomodò anche lei sulla dormeuse, accanto a Tristan, verso cui si sporse con l’aria da cospiratrice.”
Mi sono soffermata molto sull’intenzione della scrittrice di volerci donare tutta se stessa in questo romanzo, ho captato questo. E ho capito che c’è riuscita pienamente, si è donata ai suoi lettori, regalandoci un pezzo enorme della sua anima, del suo cuore, di tutto ciò che rispecchia il suo mondo e il suo modo di vedere la realtà. Mi sono sentita affine al suo mondo, così bello, pulito e decoroso, e quella Londra così grigia, così industriale, così praticamente Dickensiana, e quella Francia delle nuove scoperte, dei fratelli Lùmiere e del cinematografo. Un mondo antico, ma anche contemporaneo, come quegli amori dai sapori veri, come questo.
Voto coccole: 5
Roberta Canu
Nessun commento:
Posta un commento