RECENSIONE: BREATH – Nel tuo respiro di Vera Demes



Titolo: BREATH – Nel tuo respiro

Autore: Vera Demes

Editore: Self Publishing

Genere: Contemporary Romance

Data di pubblicazione: 01 Luglio 2021

Romanzo: Autoconclusivo

Formato: Ebook € 1,99 - Cartaceo € 15,00 – Disponibile KU

 

TRAMA

Mi basterà un respiro per dirti che ti amo. Un fremito d’aria tra le mie labbra che sfiorano le tue.

Un furgoncino azzurro, una tavola da surf caricata sul tetto, un ragazzo biondo e un cane esuberante.

L’incontro tra Camilla Cipriani ed Evan Cornell avviene così, un pomeriggio di fine luglio, sulla spiaggia ventosa di Nazaré, in Portogallo.

Lei studia Giurisprudenza a Bologna, è cresciuta senza scossoni, ha paura di tutto e cerca di pianificare ogni aspetto della sua vita, lui è americano, ascolta vecchie canzoni, legge poesie e viaggia per l’Europa con una videocamera.

Una diffidenza iniziale, la voglia di libertà e un viaggio che cambierà le loro vite.

Da Lisbona a Bilbao, da Madrid a Cadice, da Barcellona alla Camargue fino all’Italia.

Percorsi struggenti in spiagge a perdita d’occhio, tra onde roboanti, barrios antichi, dimore arabeggianti, distese di lavanda e villaggi sperduti nell’afa estiva.

Un bilancio di memorie che parla di gioia e di bellezza.

Ma se la realtà irrompe senza riguardo, un sentimento appena sbocciato può uscirne a pezzi.

Evan è impulsivo, figlio di un orgoglio che lo ha sempre messo nei guai. E Camilla ha imparato che affezionarsi può far male.

Nei silenzi ostinati tutto sembra perduto.

Eppure qualcosa è cambiato.

Nell’ora dorata di un pomeriggio d’estate la vita si è svelata insieme all’amore.

Un piccolo istante di felicità, lieve come un respiro. Eppure tenace. Più del destino.

 

RECENSIONE

“Non ho più niente. Mi sono rimaste solo queste.

Quattro fotografie.

Quattro stupide immagini che parlano di noi. Noi due.

Un bastardo orgoglioso e una cercatrice d’amore.

Ho sbagliato, Lulù. Ma non avrei saputo come staccarmi da te”.

 

Ho letto alcuni libri della Demes, e ognuno di loro mi ha fatta arrabbiare, soffrire e gioire. Emozioni che ho provato anche con questo nuovo romanzo, che non vi nego ho sentito molto più degli altri.

 

Mi sono ritrovata in Camilla, bolognese studentessa di giurisprudenza, nerd rigida e chiusa, fortemente antipatica e poco adattabile, un brutto anatroccolo, ma con buone possibilità di trasformarsi in cigno.

 

“La sua prima vacanza da single si stava rivelando un disastro. Lo sapeva di essere un impiastro. Le fisime sulla pulizia, l’igiene, il cibo salutista, i posti ben frequentati, la paura di incappare in malintenzionati e il terrore di essere derubata”.

Abituata a essere protetta dalla sua famiglia, trattata un po’ come l’imbranata di turno e a essere emarginata dagli altri per il suo modo di porsi, per quell’intelligenza superiore alla media, per quelle paure e senso del dovere che la caratterizzano e che la portano a essere ossessionata dalla regole e dal loro rispetto, tanto da dover pianificare ogni minuto della giornata.

“I suoi familiari erano un porto sicuro ma la trattavano come se fosse un’adolescente imbranata, una ragazzina incerta e incapace di prendersi cura di sé stessa”.

“Il peso del rifiuto degli altri era un macigno che avrebbe voluto scrollarsi di dosso una volta per tutte. Ma forse sarebbe stato impossibile. Se ne rendeva conto ogni giorno di più.”

Colpa di un molosso dal pelo bianco, Camilla si troverà sulla strada la sua nemesi, Evan Cornell, giovane videomaker americano che vive alla giornata, senza regole, senza piani e, all’apparenza, senza alcun progetto di vita.

Evan è tutto quello da cui Camilla rifugge, anche se la sua diversità in qualche modo la incuriosisce e la attrae.

“Era sbucato da dietro alcuni cespugli di ginestra, alto, spalle larghe, capelli biondi legati dietro alla nuca, una muta nera abbassata sui fianchi snelli e un tatuaggio, un drago stilizzato avvinghiato a una tigre, che campeggiava sul braccio e sulla spalla sinistri. Di sicuro un surfista”.

La bellezza di Evan, sia quella fisica che della sua persona, conquisteranno Camilla, anche perché nel momento del bisogno lui diventerà la sua unica certezza, ma il carattere della ragazza e la rigidità di cittadina molto snob metteranno a dura prova il nostro affascinante protagonista.

Camilla è convinta che Evan non potrà mai vederla se non come l’antipatica di turno, la ragazzina ingenua bisognosa di soccorso, ma invece fin dal primo sguardo lei è riuscita a smuovere qualcosa nel biondo surfista.

“Evan si soffermò sulla ragazza ferma a pochi metri da lui, scarpe da ginnastica, una canottiera e pantaloni attillati, la chioma bruna e ondulata sciolta sulla schiena, il viso affilato, manciate di efelidi sul piccolo naso all’insù e gli occhi neri, dalle ciglia lunghe. Gli aveva risposto in un inglese scolastico ma corretto e adesso lo fissava spaventata. Era un po’ rigida ma parecchio carina, con qualcosa di esotico nello sguardo e nella carnagione”.

Eppure, nonostante Evan sembri ricambiare i sentimenti di Camilla, l’unica cosa che le può offrire è una storia a tempo, una storia che finirà assieme alla dolce estate che i nostri protagonisti stanno condividendo.

Cosa nasconde Evan? Sebbene l’autrice sia brava nel dosare gli indizi, il lettore, come soggetto esterno, intuisce alcuni dettagli fin dai primi capitoli, ma per Camilla la verità arriverà solo verso la fine del libro, quando ormai i giochi sembrano fatti e il finale scritto.

Vera però ci ha abituate a inversioni di rotta dell’ultimo minuto, dopo averci fatto piangere e soffrire le pene dell’inferno. Ma non posso dirvi molto di più perché diversamente vi darei troppi spoiler, e già mi sembra di essere andata oltre la mia prassi.

“In verità quando aveva intrapreso quel viaggio non si era posto obiettivi e non aveva alimentato alcuna aspettativa. Aveva soltanto cercato di assecondare la propria anima. Trovare la forza che gli sembrava di aver perduto. Riconnettersi alla parte più profonda di sé. Annullare la paura”.

La scrittura dell’autrice è sempre una garanzia, fluida, lineare a dimostrazione di un modo esemplare di padroneggiare l’uso della lingua italiana, il tutto avvallato dalle segnalazioni colte che impregnano la narrazione.

In Evan l’autrice racchiude l’orgoglio che ho visto in molti altri suoi personaggi, che con il protagonista condividono alcuni elementi del percorso di vita, in tutti forte la decisione di certe scelte, facilmente condivisibili dal punto di vista di chi la scelta la fa, ma molto più difficili da digerire se ci si mette nei panni di chi tale decisione la deve subire.

L’insegnamento di Evan a Camilla è un insegnamento per ognuno di noi:

«Sbagliare serve a diventare migliori».

«Me lo stai dicendo per consolarmi».

«Te lo sto dicendo perché la perfezione non esiste e se non sei capace di accettare i fallimenti non potrai mai vivere la vita nella sua pienezza».

L’invito a scrivere una lista delle proprie paure per poi affrontarle una alla volta con coraggio un monito da non lasciarsi scappare.

 

“Perché quella paura la stava affrontando. Fare qualcosa senza conoscerne l’esito. Proprio così. Lo stava facendo davvero. E aveva già vinto. In qualunque modo fosse andata a finire”.

Il messaggio di lasciar scorrere la vita un po’ come viene, senza programmare tutto, senza cercare di esercitare un rigido controllo su tutto un consiglio qualche volte da seguire.

“Perché vivere senza pensare al dopo era un atto di coraggio. Ciò che lui aveva tentato di insegnarle e che nonostante tutto aveva un senso. Un senso profondo. Forte come l’amore. Vivere senza risparmiarsi e poi accettare un addio. Lasciando che finisse. Senza lottare più”.

Forse mi sono dilungata, ma, credetemi, questo romanzo vale ogni mia parola, ogni riga di questa recensione, per quanto è ricco di buoni messaggi, di dettagliate e bellissime descrizioni, di citazioni e di emozioni.

La semplice storia di:

Un ragazzo spaventato e una ragazza insicura. Un bastardo orgoglioso e una cercatrice d’amore. Si erano insegnati la vita. Avevano imparato ad amare. E l’amore li aveva presi per mano guidandoli lì. Il tempo di un respiro. Lieve. Ma forte”.

Perché:

«L’amore vince il tempo, le distanze e anche la morte».

 

4 Coccole e mezzo.

Alla prossima coccola, Lenny

 


*Ringraziamo l'autrice per la copia digitale.* 

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