Titolo: Illusioni Sommerse
Autore: Cristiano Pedrini
Genere: Narrativa
Formato cartaceo 13x20
Formato ebook: epub/mobi e pdf
Pagine 167
Pubblicato con Youcanprint
In uscita a fine febbraio
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Gruppo “In progress, i romanzi di Cristiano Pedrini”
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Cartaceo
Ebook
SINOSSI
Norman Foster, un importante e acclamato scrittore,
sta per presentare uno dei libri più attesi dell’anno alla Victoria Hall, una delle librerie più prestigiose di Londra.
I suoi titoli sono sempre stati coronati dal successo del pubblico, dopo il
felice e misterioso esordio avvenuto anni prima.
Tra il pubblico,
ad assistere a quell’avvenimento, lo attende Jayce Cavendish, rampollo
di una facoltosa famiglia americana. La sua presenza non è altro che l’ennesimo
tassello che egli, con pazienza e perseveranza, ha posato per completare il
mosaico della sua vendetta personale che avrà come epilogo la morte inattesa
dello scrittore.
Sarà compito dell’ispettore di Scotland Yard
Cedric Devonshire scoprire chi si nasconde dietro la scomparsa dell’autore e
suo malgrado accettare l’invito di
Jayce, conscio di essere uno dei principali sospettati, a riunire nella sua residenza di Keswich
tutti coloro che avevano conti in sospeso con la vittima.
Un giallo romantico e intenso, dove amore, morte e
vendetta, fluttueranno davanti agli occhi dei protagonisti trascinandoli in
un’avventura piena di suspense, azione e passione.
Estratto …
Capitolo
Primo
L’ospite
Il fuoco ardeva, rompendo il
silenzio della stanza con il suo lieve scoppiettio e proiettando ombre sinuose
sulle pareti. Animava i dorsi delle lunghe file di libri, riposti con
meticolosa cura sui ripiani delle librerie di frassino che occupavano, con la
loro imponenza, tutta la parete a nord di quello che era sempre stato lo studio
privato e la biblioteca della blasonata magione edificata in quella località
tanto particolare nella metà dell’Ottocento. Un’altra particolarità che faceva
di quella stanza un luogo tanto ricercato erano i suggestivi dipinti racchiusi
in pesanti e ornate cornici, ma che potevano pregiarsi solo del ruolo di
semplici comparse: il loro unico scopo era di circondare il vero e indiscusso
protagonista, che in silenzio osservava le fiamme.
Egli si mosse appena, posando
le spalle contro la poltrona rivestita di broccato amaranto. Sollevò lo sguardo
verso la pendola che al pari di un alfiere sembrava scrutasse ogni sua mossa
ricordandogli con il suo interminabile ticchettio lo scorrere del tempo.
Socchiuse gli occhi concedendosi gli ultimi istanti di pace che riusciva a
cogliere in quella grande casa. Quello era il suo regno, il luogo che nessun
altro poteva permettersi di invadere senza pagare il giusto tributo alla sua
persona. Un tributo che diveniva, giorno dopo giorno, sempre più oneroso per
chi aveva l’ardire di provarci.
Una serie di colpi alla porta
riuscirono appena a scalfire quell’atmosfera.
«Signore, è ora» esordì la voce
pacata giunta alla sua destra.
Egli girò il viso verso la
porta aperta dalla quale penetrava una luce fioca ma capace di scacciare la
penombra della stanza. Un sorriso enigmatico comparve su quel volto niveo,
accompagnato da un veloce battito delle lunghe ciglia nere come il più prezioso
degli opali.
«Grazie, Eleonor. Aspettami
nell’atrio» le rispose tornando a fissare il fuoco che iniziava a diminuire
d’intensità. Presto si sarebbe spento, consumando le sue ultime energie.
Sorrise ripensando a come
quella donna amava chiamarlo. Non usava mai il suo nome, preferendogli quel
titolo, pronunciato con un tono solenne che apparteneva a un’epoca remota. Lui,
un signore… a ventun anni appena compiuti. Le sue sembianze erano assai più
vicine a quelle di un adolescente che a quelle di un individuo che stava per
superare gli ultimi confini della maturità. Forse era solo un’altra
contraddizione della sua esistenza.
Si rialzò ritrovandosi a
fissare il suo riflesso nel grande specchio che mostrava la sua intera figura.
Si avvicinò allungando la mano e lasciò che scivolasse lentamente sulla
superficie gelida accarezzando i contorni di quel viso che molti avrebbero
definito un perfetto connubio di grazia e superbia. La superiorità che lo
rendeva al tempo stesso preda e cacciatore, capace di paralizzare con lo
sguardo chi aveva dinnanzi, obbligandolo a scegliere quale ruolo assumere.
Quello sguardo, impreziosito dagli occhi bruni, tanto gentili quanto amabili,
era capace di suscitare invidia e avversione, che poteva crescere a dismisura
se, dimenticandosi di essi, ci si addentrava alla scoperta di ciò che quel
corpo slanciato e fragile nascondeva.
Si passò le mani tra i capelli
castani, le cui sfumature intense riuscivano ad avvolgere il viso simile a
quello di una preziosa bambola destinata a essere unicamente ammirata.
Egli indietreggiò e raccolse il
bastone posato accanto alla poltrona impugnandone il pomo argentato.
È inutile indugiare oltre convenne incamminandosi verso la porta


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